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Sono stato convinto a guardare la partita di rugby Italia-Nuova Zelanda. Chiariamoci. Io di rugby non so una mazza e rientra in quelle cose che si hanno in odio senza conoscerle. Perché è così, alle volte la solfa del “non posso giudicare perché non conosco” stufa veramente, fa troppo perfettino inattaccabile. Anche perché l’unica occasione che ebbi per apprezzarlo la sprecai volutamente in terza liceo classico. Non me ne pento. D’altronde non ho quasi mai rimpianti, significa che allora la reputavo la cosa migliore da fare. Il prof. di ginnastica ebbe la bizzarra idea di assumere (chiaro che non era stato lui ma c’era di mezzo un progetto a livello di preside o robe simili) una specie di consulente esterno per insegnarci il rubgy al posto della consueta partitella di calcio che occupava una delle due ore. Erano sempre attaccate le due ore, si giocava all’ultima. Avevamo la fortuna di fare ginnastica in un palazzetto dello sport vero e proprio e fuori c’era una pista di pattinaggio a rotelle con in mezzo un fantastico rettangolo di gioco, anche se in cemento. Avevamo le porte di quelle che puoi trasportare, era un attimo sistemare il tutto. Le ragazze si sedevano sugli spalti, il bidello dava i voti, il prof. si fumava la cicca, la sez. D le prendeva quasi sempre. Insomma un idillio. Chi venne a rovinare il tutto? Un cazzo di energumeno spocchioso per cui il rugby era la quintessenza dello spettacolo e di ciò che debba intendersi per sport. Esattamente il tipo con cui il me di allora poteva non andare molto d’accordo, è un eufemismo, diciamo che gli scontri verbali erano settimanali come i nostri forzati incontri. Per farla breve questo guastatore della festa con la sua palla ovale scassava i maroni all’inverosimile e più di una volta gli feci notare con gusto di sfida che in Italia c’è solo il calcio (fa molto italiano medio un po’ teppistello eh? Era una forzatura!); che nessuno di noi aveva voglia d’imparare uno sport dove l’unica cosa che avevamo capito era che si doveva passare la palla all’indietro; che provare il rubgy, i placcaggi e quant’altro, per di più in un “terreno” normalmente usato per le partite di basket era ancora più noioso e nauseante dei canonici dieci minuti di corsa della prima ora di ginnastica, anzi questi ultimi se il prof. andava a darsi una lucidata alla moto potevano diventare interessanti visto che c’erano pure le ragazze che si davano alla ginnastica ritmica o qualcosa di simile nel lato opposto. Chiaro, non c’erano ginnaste-compagne di scuola come quella della foto ma era sempre meglio di correre a vuoto, a quello già ci pensavo negli allenamenti da arbitro. Insomma, sotto la mia tirannica regia (beh in realtà c’era pure un altro bravo), in breve si trovò a dover gestire un manipolo di indolenti e supponenti diciottenni abbastanza stizziti e poco predisposti all’apprendimento. Se ti ritrovi a dover ripetere le stesse cose mille volte, a correggere sempre gli stessi errori ed a ripartire dall’inizio ogni volta rischi di stufarti. Detto fatto. Ciò lo costrinse a fare le valigie anzitempo, con nostra somma gioia. Bene, quello fu il mio unico approccio al rugby prima di ieri pomeriggio quando vomitandoci un po’ su mi sono lasciato persuadere a “gustarmi” la partita. Ah, se nelle mie parole precedenti trovate qualcosa di irritante o di poco politicamente corretto non stupitevene perché allora ero peggio di ora, quindi se non volete le solite ciance perbeniste accontentatevi di sapere come reagivo veramente senza che io descriva comportamenti diversi solo per “ingraziarmi” la platea, che poi m’interessa zero. Dedicato agli appassionati di rugby, naturalmente.

Veniamo alla partita. Le regole non le conosco. Non vado di certo a farmi una cultura da tre euro, quindi falsa, su wikipedia per venire qui a fare il saccente dicendo che dopo una partita ho capito tutto. Mi è sfuggita anche la durata del match, dovrebbe essere settanta minuti ma non ci giurerei. Pre-partita, cacchio, dimenticavo il pre-partita. Quello davvero emozionante, gli inni, la danza dei neozelandesi, l’atmosfera, tutto bello. Torniamo al match. A quanti giocano l’uno contro l’altro non ho fatto caso, secondo me sono più di undici ma non ho contato. Ho verificato che in effetti l’energumeno del liceo aveva ragione, l’ovale si passa solo all’indietro. In più ho vagamente intuito perchè è necessario essere degli energumeni per praticare questo sport. Però di piede si può calciare anche in avanti, addirittura è un vantaggio calciare in avanti buttandola fuori anche se la rimessa è per gli altri, almeno così mi è sembrato. Ci sono i calci di punizione, non so bene per cosa vengano fischiati ma se li metti tra quei due pali alti e sottili ti prendi tre punti e noi ne abbiamo fatti sei solo così. C’è l’ammonizione, credo per falli ripetuti o condotte gravemente sleali ad ovale distante, se ti becchi il giallo lasci la squadra con un uomo in meno per dieci minuti. C’è la meta che ti dà più punti ed anche un calcio di punizione se ho visto giusto, no perché a volte mi sono distratto. La meta è schiacciare l’ovale oltre la linea di fondo, quello dovrebbe essere il loro gol.

C’è la mischia che è quella dove tutti si sono innervositi, mi riferisco al pubblico ed ai nostri. Praticamente a fine match c’è stata una mischia dietro l’altra a nostro favore ed a pochi metri da questa linea di fondo che ti permette di fare meta se ci arrivi. Non ho capito quando vi siano le condizioni per individuare un fallo avversario durante una mischia ma l’arbitro ne ha fischiati diversi alla Nuova Zelanda, pare ci sia stato un torto ai nostri danni perché avrebbe dovuto darci una meta tecnica. La partita termina tra i fischi del pubblico all’indirizzo dell’arbitro e la telecamera inquadra più volte dei tizi in tribuna che presumo facciano parte della staff tecnico della Nazionale e che paiono furibondi. Insomma, mi hanno costretto a guardare ‘sta partita magnificandomi il rugby come sport privo di polemiche e poi vedo che finisce come molte partite di Serie A, con la classifica reazione che sa tanto di: ma è colpa dell’arbitro! Peraltro non mi ricordo né la nazionalità del direttore di gara né il nome ma aveva il volto imperturbabile del cliente abituale da pub londinese che ordina il suo irlandese whiskey Bushmills sorseggiandolo con marcia consuetudine. Per questo mi stava pure simpatico, meta tecnica o no.

Mi è pure capitato di dare cinque o sei occhiate all’amichevole Italia-Olanda. Direi che ce la siamo giocata alla grande ma il Gila mi è sembrato sghittoso come nelle sue più putride giornate a San Siro. Il Palladino là sulla sinistra ci può stare ma, pur non essendo un grande estimatore di Cassano, se ci sta il genoano ci può stare anche il sampdoriano in Nazionale, sia chiaro. Pirlo pare rinato, Zambrotta è in apnea. Poi ho due nomi per il nostro progetto giovani, no perché contempererà anche l’acquisto di qualche giovine buono per la prima squadra fin da subito o no? Puntiamo al campionato Primavera tutti gli anni o vogliamo ambire a qualcosa di più? Allora Elia dell’Olanda come alternativa a Ronaldinho, Candreva come alternativa ai mediani davanti alla difesa. Dài Silviuccio, facci i regalucci! Si avvicina il periodo in cui si torna a credere in Babbo Natale un po’ per nostalgia e un po’ per comodità quindi credere che vengano acquistati giovani così val bene una sim-patica illusione!