0 5 minuti 14 anni

Capodanno trascorso lassù, sulle colline emiliane,  in una splendida villa che la Curia è solita affittare a prezzi di (s)favore. Cenone a base di cucina romagnola il cui ricavato verrà devoluto ad un ente benefico il quale, detto tra noi, pur essendo un vero ente benefico e nonostante i suoi nobili intenti, non s'è visto scontare un centesimo  per l'affitto.  Ho stappato lo spumante (pessimo ma non importa) in mezzo a qualche amico, (nella foto  ce n'è uno diversamente sobrio), ad un sacco di sconosciuti e ovviamente insieme alla morosa (con me nella seconda foto).  Morosa in gran spolvero devo dire, e per questo asfissiata per buona parte della nottata dall'ormai calcisticamente sorpassata marcatura a uomo di un tale presentatosi a lei con lo stuzzicante nome di Euro, magari fortissimo al cambio ma non a sufficienza per strapparmi ciò che mi appartiene (uh beh, che orrida e presuntuosa parola, nessuno appartiene a nessuno a questo mondo in verità).  Comunque bella nottata, malgrado il freddo e la pioggia incessante che scoraggiavano chiunque volesse prendere una boccata d'aria


Il mio salto negli anni '10  è stato  più o meno questo. Niente di pazzoide, ho anche bevuto il giusto. Posso quindi addentrarmi nelle riflessioni sulla nuova  strada che ci attende, simulando una certa lucidità.

Apriamo le porte al nuovo anno. Quello appena archiviato mi sta sulle palle  sia per la sfera personale sia per quella cacciavite. Che per me sono due categorie ben distinte, ossia la seconda non deve mai influire sulla prima la quale è, naturalmente,  quella più importante. Beh, diciamo più correttamente "non dovrebbe", poiché talvolta accade che le persone che mi circondano si becchino un "vaffanculo" post-sconfitta milanista che invece sarebbe loro risparmiato in caso di vittoria. Ma accade di rado. Voglio dire, è raro che le giornate storte del Milan influiscano sul mio umore.

Dicevo, a livello personale è andata così così per quanto concerne la questione che considero basilare per ciascun essere umano (e anche disumano): la salute. Mi ha tradito, come tutti o quasi sanno, a metà anno la bastarda. Mi si dirà:  c'è di molto peggio, in fondo che caspita vuoi che sia una TVP quando nel 2009 c'è stato un tizio che s'è beccato il Duomo di Milano in faccia?

A livello "cacciavite"… che dire? Anno strano. Ci siamo privati di due pezzi pregiati dell'ultimo Milan vincente: uno è l'allenatore, umanamente il numero uno al mondo, tecnicamente uno bravo come tanti, anche se la somma delle due caratteristiche finisce comunque per produrre un grande manager di sport; l'altro è l'unica autentica stella della squadra, un aspirante predicatore, uno che appartiene a God e nel contempo al money, avido e sopravvalutato finché si vuole  ma appunto il number one della nostra non mostruosa rosa, colui che nei momenti grami, pur giocando di merda, poteva tirarti fuori dai guai. Poteva e  spesso lo faceva.

Il primo è stato sostituito (degnamente? Sì, no, boh? Si vedrà), il secondo è servito a non si è ben capito che cosa. I filosocietari, nonché concessionari di patenti da "vero tifoso", si spremono le meningi per fabbricare giustificazioni tipo il "buco del bilancio", come se fossero loro a dover pagare o fossero loro gli amministratori delle casse milaniste. Oppure come se fossero pervasi da incomprensibile pudore nel criticare negativamente l'evidentissimo disinteresse da parte di un proprietario che, in tutto l'arco della sua esistenza, più  che per l'ossessione da bilancio  si è sempre distinto   per quella – comprensibilissima e condivisibilissima –  nei confronti di ben altro genere di "buchi".

Questo è grossomodo l'anno che è stato (molto grossomodo, ma mi sto dilungando oltre misura per le mie abitudini). Nonostante i mille tentativi della proprietà di romperci le uova nel paniere siamo secondi in classifica e ancora in corsa per la Champions. Lo trovo incredibile, ma ne sono soddisfattissimo.

L'anno "cacciavite" che verrà… boh? Non sono un indovino. E giacché la penso in un certo modo taccio, non vorrei poi passare per menagramo.