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Non sono una di quelle persone che crede più di tanto alla fortuna, al caso, alla sorte o come la vogliate chiamare. Quello che è certo è che quello che ci poteva andare bene in questa partita ci è andato. Mostreremo di meritarci tutto ciò con una prestazione giocata volutamente col freno a mano tirato, e per questo ancor più annichilente, che rifilerà quattro reti al malcapitato Siena, quattro reti senza subirne alcuna. La “fortuna”? E’ colpa della scarsezza di Brandao, certamente. E’ merito del coraggio dell’arbitro di applicare alla lettera il regolamento, altrettanto ovvio. E’ grande merito di Borriello vero uomo in più di questa stagione al di là di ogni mia più rosea previsione e speranza, l’affermazione più sensata. E’ figlia di un Ronaldinho mai visto in Italia in queste condizioni atletiche, la differenza più evidente con l’ultimo Kakà che in queste partite non toccava palla o quasi. Non è stato un gran spettacolo visti i ritmi da oratorio per almeno ottanta minuti (Ronaldinho escluso, appunto) ma siamo potenzialmente a tre punti dai più forti ed è più che mai derby-Scudetto ad una settimana dalla sfida che tutto o quasi dirà. Ci arriviamo più in forma e conta anche questo oltre alla forza sulla carta. Rispetto per loro ma nessuna paura né timore reverenziale. Non siamo quelli di agosto.

Il primo tempo comincia con un Siena corto, compatto, aggressivo e portato al pressing anche nella nostra metà campo. Non ci lasciano giocare. Noi ci muoviamo poco senza palla sia con il tridente che con i terzini. Il nostro regista non si smarca così è quasi sempre in zona-ombra ed i rifornimenti per il reparto avanzato latitano. Beckham c’è ma non si vede come potrebbe, specialmente nei fantomatici tagli a cambiare il gioco per mettere in difficoltà il lato debole avversario, fondamentale contro chi difende a quattro ed a zona. Poi c’è Brandao. Brandao è un difensore, scarso, dell’ultima in classifica e come tale è capace di cazzate gigantesche come quella che permette a Borriello di trovarsi a tu per tu con Curci, farsi falciare, guadagnarsi rigore ed espulsione del portiere. Da regolamento nulla da eccepire ma io non ho mai apprezzato questa doppia batosta del rigore con espulsione del portiere anche perché viene applicata un po’ alla cazzo la cosa, diciamo arbitrariamente. Da questo preciso momento la partita finisce. Non c’è scampo per gli ultimi della classe com’era ampiamente preventivabile.

Ronaldinho realizza il rigore spiazzando il neo-entrato Pegolo, sigla il suo settimo gol ed il pensiero è già al derby-Scudetto. Peraltro l’ingresso obbligato di Pegolo per Jajalo toglie al Siena uno degli uomini migliori, largo sulla destra aveva creato più di un problema alla retroguardia rossonera. Malesani è obbligato a cambiare disposizione tattica ed atteggiamento. Passa ad un 4-4-1 con Ekdal che scala a centrocampo accanto a Codrea, Vergassola si allarga a destra, diventano attendisti con nove uomini dietro la linea della palla e ci aspettano. Il pressing non è più alto ma solo effettuato sulla nostra trequarti d’attacco. Tengono le linee ben strette a modi barricata. La trama offensiva è il lancio lungo per Maccarone che svaria su tutto il fronte d’attacco. Puntano sulle ripartenze. Non ripartiranno mai.

Peccato però che lasciare i nostri uomini di fantasia non pressati quindi a palla scoperta e difesa schierata possa essere controproducente, anche se non proprio nei pressi dell’area di rigore. E’ così che Pirlo legge il movimento di Borriello che addormenta il solito Brandao a ridosso dell’area piccola e lo serve magistralmente. Il meraviglioso sinistro al volo del napoletano fa il resto consegnandoci il raddoppio che significa trasformare in allenamento i restanti sessanta minuti di gioco. Insomma, come dire, a noi non servirà arrivare oltre il novantesimo per domare il Siena. Noi la pratica l’abbiamo chiusa in mezzoretta scarsa.

Meritano una menzione speciale, oltre Borriello su cui dovrei ripetermi ad ogni post e di cui già sapete cosa potrei scrivere (astuto e rapace nel guadagnarsi il rigore sblocca-risultato e fantastico nell’acrobazia di prima al volo del raddoppio), Ronaldinho e Beckham. Non solo perché sono gli uomini che firmano insieme il terzo inutile gol, angolo dell’inglese e colpo di testa del brasiliano che fa il bis dopo Torino.

Il Gaucho è vivo, brillante, volenteroso, scattante, vivace e pungente. Ha trovato quella sua zona attorno alla nostra trequarti sinistra d’attacco e lì fa quello che vuole. Il Rosi che tanto aveva attaccato nella partita giocata precedentemente qui a San Siro (anche noi giochiamo qui e non all’Arena né tantomeno al Brianteo) oggi non ha mai potuto andare oltre la propria metà campo per la posizione proprio del brasiliano. Quel Rosi è rimasto ubriacato a tal punto dai giochi di gambe del nostro numero 80 ai livelli di Barcelona da lasciargli tranquillamente lo spazio per il tiro meraviglioso della quarta rete, pezzo di bravura ed alta scuola del fuoriclasse di Porto Alegre. Fuoriclasse bravissimo a tagliare verso l’area sia entrandoci dal lato corto sia dal vertice alto. Asseconda sempre col suo destro il movimento in profondità di Antonini e non disdegna qualche duetto con Borriello che appoggia o Pirlo che accorcia verso di lui quando si mette davanti ai due mediani.

Beckham? Mi direte voi che non ha fatto niente di speciale anche oggi: vero. Per lui assist come quello del terzo gol odierno e di quello a Torino (la spizzata di Flamini è impercettibile ed ininfluente) sono normale amministrazione in fondo. Vi posso però assicurare che oltre a questo è fondamentale per l’equilibrio dell’intera squadra per la sua enorme intelligenza tattica e capacità di leggere le situazioni di gioco. Permette di restare corti quanto non riuscivamo ad esserlo con il 4-2-1-3. Permette ad Abate di avanzare perché sa che lui lo coprirà. Permette a Pirlo di spostarsi in avanti perché sa che lui stringerà in mezzo. Permette alla squadra di passare dal 4-4-2 in fase di non possesso al 4-3-3 in fase di possesso, garantendoci profondità anche a destra quando si tratta di sdoganare la difesa in linea avversaria facendola stringere or di qui or di là.


Dovrei parlare della Juventus che perde a Verona col Chievo?
Mbah, ormai fa un altro campionato rispetto a noi. Lasciamola a lottare per l’Europe League che il terzo posto è lotta per Napoli-Roma.