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Domenica scorsa non ho visto il Milan; so però che chi l’ha fatto ne è stato profondamente deluso. Un amico, che ogni quindici giorni ancora ha il coraggio e la voglia di sciropparsi tre ore di automobile per godersi i nostri fenomeni al Meazza, alle 17 circa mi ha inviato il seguente amaro messaggio: “Che banda siamo, ma sta bon (“taci” in romagnolo, n.d.r.), facciamo pena!“. Io ero a spasso, non tenendomi neppure aggiornato sul risultato tanto ero certo di un esito positivo per noi, e ovviamente sono andato immediatamente a controllare col cuore in gola pensando a una umiliante sconfitta casalinga, in casa contro l’ultima in classifica. Questo, in un certo senso, è stato un bene per me: quando ti aspetti una vergognosa sconfitta e ti trovi di fronte a qualcos’altro, di parimenti vergognoso ma sotto forma di pareggio, la prendi meno peggio.

Francamente non so dire più di quanto non abbia già detto e che non sia già stato detto migliaia di volte. La caccia al colpevole è ripartita, nella sua stucchevole ripetitività. La mia posizione è nota: la trentennale presidenza berlusconiana è agonizzante e tenuta in vita da un inutile, disperato, patetico accanimento terapeutico che sta distruggendo pezzo dopo pezzo il Milan che fu, ma che neppure giova all’immagine di Berlusconi e famiglia (immagine peraltro già seriamente compromessa da un pezzo dal capofamiglia stesso). Fare di Galliani il male unico del Milan è errato:  ha miliardi di colpe, è un anziano e presuntuoso  dirigente che non intende mollare l’osso a dispetto dell’evidente inadeguatezza, ma anch’egli è un prodotto dei Berlusconi, è legato a essi a doppio filo, e qualora se ne andassero loro ci libereremmo automaticamente anche di lui. E liberandoci di lui sparirebbero tutte le urticanti manie che ne contraddistinguono l’operato da almeno un decennio: parametri zero bolliti, acquisti estemporanei e insensati, minestre riscaldate, slogan demenziali, stipendi faraonici e rinnovi assurdi concessi a pippe disgustose. E’ una catena ormai, che scioglie il sangue dint’e vene sai. Via quindi i Berlusconi, si volterebbe pagina definitivamente, il trionfale passato verrebbe sì ricordato, talvolta anche celebrato come è giusto che sia, ma non potrebbe più valere come giustificazione per la mancanza di investimenti, di impegno, di fame di successi. Si può obiettare che il voltare pagina non dà la certezza di miglioramenti; è vero, ma restando in questa, di pagina, abbiamo la certezza che di miglioramenti non ce ne saranno mai e poi mai. E’ facile scegliere.

Montolivo Milan jerseyCapitolo Montolivo. Il capitano è un po’ il simbolo di ogni squadra e, piaccia o non piaccia, Riccardo è il simbolo di questo Milan. Ed è di conseguenza uno dei bersagli preferiti dalla maggioranza dell’incazzatissimo tifo rossonero. Ho letto e mi è stato riferito che la sua prestazione contro il Verona è stata particolarmente indecente (superare l’indecenza di quelle precedenti deve essere stata un’impresa, ma tant’è). Considero tecnicamente Montolivo un potenziale buon  centrocampista che, inserito in un determinato contesto, potrebbe fare la sua porca figura; e ricordo che la prima stagione con noi fu ottima, neppure il più acceso dei suoi attuali detrattori potrebbe negarlo. Tuttavia la sua  involuzione è stata travolgente: prove scarne, opache, molli, in serie lunghissima peraltro, nessun contributo di carattere alla squadra — oppure molta deleteria influenza sulla squadra col proprio carattere, dipende da che parte la si guarda —, negli ultimi tempi anche una certa fragilità fisica. Oltre a ciò esistono sospetti che egli sia, come dire, assai avvezzo a lavorare dietro le quinte per liberarsi degli allenatori con cui si trova in disaccordo (quasi tutti, pare), e che nel Milan attuale abbia trovato l’ambiente ideale per coltivare questa sua insana passione. Su questi sospetti posso dire poco non conoscendo la verità, ma sul resto credo ci sia poco da eccepire. Riccardo Montolivo non è assolutamente il responsabile di questo momentaccio, ma è senz’altro, purtroppo per lui e per noi, il peggior capitano della storia del Milan, berlusconiano e probabilmente anche non. Per distacco.

66 commenti su “Il Milan di Montolivo

  1. espressione anche commossa direi ; tra l’altro ranieri anche ultimamente nelle interviste prepartita era sempre stato educato e rispettoso nei confronti dell’avversario in evidente difficoltà, un vero signore.

    Il tempo è galantuomo.

  2. Resta comunque un grande allenatore, capita una stagione storta. E’ libero per la prossima stagione. Mi piacerebbe vederlo da noi, specie qualora Galliani o berlusca gli chiedessero di adeguarsi alle loro abitudini, o se per caso gli andasse bene Boateng e roba simile…

  3. Boh, non so, ricordavo che non si potesse allenare due squadre diverse nella stessa stagione. Ma potrei ricordate male.

  4. Per essere la partita più importante della stagione o quasi, i nostri prodi l’hanno approcciata proprio di schifo.

  5. Niang pensa di essere Maradona, cerci é palesemente un cretino…

    É dura combinare qualcosa davanti quando su tre attaccanti due sono inutili…

  6. Carbonero è un fottuto provocatore. Sui calci d’angolo appoggia la testa sul petto di Niang e cerca sempre i falli. Sarà mica anche una mamma, eh?

  7. Buondi,
    Non son se Fare si riferisce a quelle, ma anch’io ho notato le farneticazioni post partita di niang….lui crede di essere forte e che anche i suoi compagni lo siano. Pazzesco.

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