60 5 minuti 2 anni

E’ stato un bel derby, ben giocato da entrambe le squadre relativamente alle caratteristiche di ciascuna. Dal punto di vista meramente statistico possiamo dire che la gara è stata equilibrata: possesso palla 50% a testa o giù di lì, tiri in porta 4 a 3 per noi, tiri totali 16 a 13 sempre per noi, calci d’angolo 8 a 4 per loro. Ma, come ben sappiamo, se le statistiche dicono molto di una partita di calcio, non dicono però tutto. Una partita di calcio bisogna vederla insomma, per comprenderne pienamente lo svolgimento.

Il pareggio è stato sostanzialmente giusto. Il Milan è partito bene, con una certa sicurezza, ma quando Doveri ha concesso un rigore per fallo di Calhanoglu su Kessiè (poiché questo è ciò che è accaduto), la gara si è fatta per noi subito in salita. L’abbiamo fortunatamente raddrizzata subito grazie a una autorete, e altrettanto fortunatamente Tatarusanu ha compiuto un autentico miracolo parando un rigore (stavolta) sacrosanto e ben calciato da Lautaro, ma bisogna ammettere che, dagli ultimi dieci minuti del primo tempo fino al 75° minuto di gioco, se c’è stata una squadra che ha sfiorato il raddoppio per un pelo questa è stata l’Inter. Il Milan, quando nel finale è riuscito a imporre un ritmo più elevato alla gara, ha avuto poi a sua volta diverse occasioni per agguantare tre punti che avrebbero inflitto agli avversari un duro colpo, fattuale e psicologico, ma in tutta sincerità bisogna ammettere che sarebbe stato un risultato non equo.

L’Inter, anche se non di molto, è sembrata una squadra più forte, ma ciò non deve trarci in inganno: il Milan proveniva da un calendario molto più duro rispetto ai neroazzurri (lo Sheriff non è esattamente il Porto, ed è solo un esempio); inoltre sono due anni che i cugini scoppiano di salute, non pigliano manco un raffreddore, al contrario del Milan che si trova sempre in situazioni d’emergenza, e sappiamo benissimo quanto questo possa prosciugare il serbatoio energetico di una squadra.  Il Milan ha dimostrato di sapere stringere i denti e reagire nei momenti di difficoltà, e ciò non può che renderci orgogliosi e ottimisti.

E’ difficile biasimare qualcuno dei nostri per la prestazione di ieri. Sicuramente Ballo-Tourè, autore della cazzata planetaria causa del secondo rigore — anche se poi bisogna dargli atto di avere salvato una palla clamorosa sulla linea di porta. Un po’ anche Diaz, molto volenteroso ma ancora distante dalla forma d’inizio stagione. Kessiè di default, ma anche perché ha commesso una sciocchezza immane  sul primo rigore e si è pappato un gol a porta vuota che avrebbe insaccato agevolmente anche il mitico Luther Blissett (bendato).

Sono invece molti i nostri con cui dobbiamo complimentarci. Con i soliti noti Tomori, Tonali, Kiaer e Calabria; con i subentrati Kalulu, Saelemaekers, Rebic e Bennacer; con Leao finché ha avuto benzina (la spia della riserva è illuminata da un bel pezzo); con Tatarusanu (in uno dei rari casi in cui la paternità di un rigore fallito va al portiere); con Ibra (ma solo per l’ultimo quarto d’ora di fuoco); con Florenzi, che ha sclerato per la smodata esultanza di uno sciocco avversario; con Krunic, che ha svolto egregiamente il ruolo di mastino di Brozovic; con Pioli, perché raramente sbaglia una mossa.

Complimenti alle due tifoserie e in modo particolare alla  Curva Sud: quella coreografia, specie dopo gli scontri pomeridiani fra decerebrati scoppiatimi proprio sotto casa per una partita di merda come Ravenna-Prato, mi ha riconciliato con lo sport.

Due parole sul turco. Poteva risparmiarsi l’esultanza polemica dopo il rigore che ha preteso di tirare per togliersi chissà quale sassolino dalla scarpa, tuttavia bisogna ammettere che ha dimostrato un sorprendente fegato, e che la sua gara è stata nel complesso buona. I cugini ora sanno che potranno ammirarlo ancora a questi livelli non prima della ventitreesima giornata. A essere ottimisti.

60 commenti su “MILAN-INTER 1-1

  1. @Giustiziere “ Capisco che il mio giudizio è un po’ condizionato, come vi dicevo, dal mio disamore per l’azzurro. Perdonatemi.” No ma ti capisco perfettamente, anche io non riesco ad amare la nazionale e a soffrire per essa come soffro per il Milan. Per dire, tra l’Europeo vinto dall’Italia e l’arrivo tra le prime 4 lo scorso anno avrei scelto la seconda tutta la vita, perché se non fossimo arrivati tra le prime 4 oggi saremmo a giocarcela con la Fiorentina (basta vedere il mercato che abbiamo fatto con la qualificazione). In generale le vittorie o le sconfitte del Milan mi fanno una gioia o un dolore molto più viscerali di quelli che mi da la nazionale.

  2. @Giustiziere

    Mi riallaccio al mio commento scritto nell’altra pagina qui http://www.screwdrivers-milanblog.it/2021/11/08/milan-inter-1-1/comment-page-1/#comment-144040 per implementare alcuni concetti: come ti dicevo nemmeno io riesco ad amare la maglia azzurra come quella rossonera, e aggiungo che adesso che Gomorraman è uno dei simboli di questa nazionale (che ha così tanti uomini di merda da perderci il conto, ma Gomorra degli uomini di merda è il Gran Visir) la cosa è ancora più accentuata.

    Sono stato “contento” per la vittoria dell’Europeo solo e soltanto perché per una nazionale come la nostra a livello di palmares mondiale, avere un solo europeo in bacheca era oggettivamente una cosa inguardabile e che “stava male”.

    Ma finito lì. Se mi chiedessero di tornare indietro e sapessi che potrei scegliere tra l’arrivo nelle prime 4 del Milan e la vittoria dell’Europeo sceglierei di sacrificare Euro 2021 senza pensarci un attimo. Anche perché se avessimo fallito la CL lo scorso anno sarebbero state lacrime e sangue vere.

    Una sola volta ci sono rimasto veramente male per la nazionale, cioè ad Usa ‘94. Non tanto e non solo per la sconfitta ma per ciò che avrebbe significato. Vincendo quel mondiale (e negli anni ‘90 siamo stati SEMPRE i più forti, ma a dire il vero dal ‘70 -compreso- al 2006 le uniche volte che non abbiamo avuto una nazionale quantomeno da potenziale semifinale sono state nel ‘74 e nell’86, perché per il resto abbiamo sempre avuto squadre mostruose in ogni edizione, durante quei 36 anni) saremmo andati a 4 mondiali in solitaria a metà anni ‘90, con Brasile e Germania che sarebbe rimaste a tre. E ora saremmo a cinque mondiali in solitaria. Di fatto quella finale non ha deciso solo quel mondiale ma molto di più, perché invertendone il risultato oggi a cinque mondiali in solitaria ci sarebbe la nazionale italiana, così come sarebbe andata a 4 mondiali in solitaria a metà anni ‘90.

    Quella sconfitta l’ho “avvertita” molto perché ho avuto la netta sensazione che fossimo ad un crocevia importante per la storia (anche perché il calcio italiano in quei tempi, anche a livello di club, era ad un livello che anche l’attuale Premier può solo sognare, eravamo veramente l’NBA a livello di club, e come nazionale eravamo un cream team, fortissimi in ogni ruolo). Inoltre ricordo che rimasi commosso dalla prestazione di Baresi in quella partita.

  3. “Mi fanno una gioia o un dolore molto più viscerali”… mi danno, ovviamente. Così come cream team è cream team. Ci vorrebbe davvero il tasto Edit, dannazione,

  4. Giustiziere non sono d’accordo che i titoli del 34 e del 38 fanno solo palmares.

    L’Italia ha vinto prima e dopo la guerra e sicuramente con un pizzico di fortuna potevamo avere almeno un altro titolo in più se non due.

    Poi cosa vuol dire “con questo metro la Pro Vercelli e il Genoa in serie A dicono la loro”. A quei tempi erano forti e giustamente hanno vinto, così come il Bologna che ormai non vince più un titolo da quasi 60 anni. Poi vicende societarie hanno ridimensionato queste società, ma arrivare a dire che i loro successi oggi non valgono ce ne passa.

    Facendo questo ragionamento allora ogni anno si dovrebbe azzerare tutto e diciamo addio alle 7 Champions ed ai 18 scudetti…

    Sono d’accordo invece sull’Olanda, cha ha avuto la grande sfortuna di fare le due finali nel periodo nel quale erano i più forti in assoluto contro i padroni di casa e perdere in modo poco pulito.

  5. Condivido in tutto e per tutto Zulli. I titoli di anteguerra valgono come gli ultimi, altrimenti dovremmo contare tre scudetti in meno per il Milan e, francamente, a me non va.

  6. Sono d’accordissimo con USPS riguardo i suoi ragionamenti sulla nazionale.

    Faccio solo un appunto sul suo giudizio di Italia90 quando indica come reo della mancata vittoria Zenga.

    L’uscita a farfalle in semifilane è sicuramente una colpa gravissima, tuttavia secondo me il problema era a monte, ovvero il CT Azeglio Vicini, tecnico antiquato e ingiustamente glorificato negli anni a venire.

    Vicini ebbe la stessa fortuna che ebbe DelBosque nel 2010, ovvero quello di avere un club italiano che al momento era il più forte del mondo (nonchè una delle più forte squadre di sempre). In più, quel Milan aveva solo 3 stranieri (il Barcellona nel 2010 ne aveva di più).
    Nonostante questo, Vicini insistette con il blocco Inter in difesa (Ferri + Bergomi) e il blocco Napoli a centrocampo (DeNapoli + Bagni) ignorando alcuni giocatori rossoneri di gran lunga più bravi: Costacurta, Tassotti, Evani, Colombo.
    Se solo Vicini avesse avuto il coraggio di promuovere in blocco il Milan di Sacchi sostituendo Rijkaard con Gianni, Gullit con Baggio e Van Basten con Schillaci, quel mondiale lo avremmo vinto senza nemmeno faticare.

    Ma ora basta nazionale: l’Italia è forte, importante e blasonata, ma il Milan lo è di più, almeno nel mio cuore.
    Quindi concentrati per stasera: gli altri han tutti scontri diretti quindi vincere significherebbe allungare su qualcuno o tutti. Daje.

  7. Torno a chiedere scusa per il mio disamore per l’azzurro come il mio essere pochissimo nazionalista. Certo che contano anche le due vittoria prima della guerra, ma sanno un po’ di blasone consumato. Abbiamo preso per tanti anni per il culo i merdaioli che non vincevano in champions da oltre quarant’anni e la nazionale è stata per 44 a quel livello. Tra l’altro quegli anni abbiamo fatto l’unico podio nel ’70 dopo la storica partita con i tedeschi e la spietata ridimensionata dataci dai Brasiliani di Pelè.
    Sono cattivo, lo so, però non ce la faccio proprio. Al tempo del duce mi avrebbero dato del disfattista. Forse lo sono, ma forse sono tante le cose che sarebbero da disfare e rifare.

    Torniamo piuttosto al nostro comune “amore”. Come da abitudine continuiamo a non farci manca niente e anche questa sera andiamo a casa della viola, sempre ostica e antipatica, incerottati per bene. Siamo partiti prima del riposo con una formazione che sembrava essere tornata al completo, mentre le merde perdevano pezzi, e invece ci ritroviamo sempre in emergenza con loro che hanno recuperato quasi tutti. Rebic che si fa male con un colpo di tacco mi lascia basito. Sarebbe una bella occasione questa, aspettando domani pomeriggio, ma ho paura del gioco di Italiano e di Vlahovic.

  8. @Giustiziere“ Abbiamo preso per tanti anni per il culo i merdaioli che non vincevano in champions da oltre quarant’anni e la nazionale è stata per 44 a quel livello. ” Beh, beh, beh… aspetta un attimo. Io non paragonerei le due cose. Cioè il mondiale si gioca ogni 4 anni, la Champions ogni anno ed è così fin dal 1955. Quindi è infinitamente più grave, almeno per me, stare a digiuno 45 anni (1965-2010) in una competizione annuale come fatto dalle merde che stare a digiuno 44 anni (1938-1982) in una competizione quadriennale. Ma proprio senza paragone per me.

  9. @Giustiziere “ Tra l’altro quegli anni abbiamo fatto l’unico podio nel ’70 dopo la storica partita con i tedeschi e la spietata ridimensionata dataci dai Brasiliani di Pelè” beh un attimo, prima di tutto il Brasile del ‘70 è forse la squadra (non solo di nazionale, ma proprio LA squadra) più forte di tutti i tempi, probabilmente anche più del Milan sacchiano che è stato il club più forte, in secondo luogo noi siamo stati molto forti anche nel ‘78 in quegli anni, forse anche più che nell’82. Inoltre ricordati che durante la Guerra non ci furono i mondiali, quindi i mondiali del ‘42 e del ‘46 saltarono, altrimenti col blocco del grande Torino a detta di tutti gli storici sia italiani che non è estremamente probabile che ne avremmo vinto un altro

  10. @Giustiziere

    Aggiungo anche che nel ‘70, come ammesso anche da Boninsegna, fummo penalizzati dalla folle staffetta Mazzola-Rivera. Pelè stesso quando seppe che Rivera sarebbe stato panchinato in finale pensò “ma allora sono davvero fortissimi se si permettono di panchinare un pallone d’oro”. Peraltro noi arrivammo alla finale con sulle gambe il peso tremendo della “partita del secolo” che si protrasse fino ai supplementari. Con ogni probabilità il Brasile avrebbe vinto comunque eh, anche senza supplementari all’Azteca coi crucchi e con Rivera dal primo minuto (invece Valcareggi lo fece entrare a 6’ dalla fine), però ce la saremmo giocata sicuramente di più.

    Di fatto l’Italia dopo il mondiale di Francia ‘38 (vinto sotto gli applausi perfino degli avversari tanto fu la superiorità) fallì la vittoria nel ‘50, nel ‘54, nel ‘58, nel ‘62, nel ‘66, nel ‘70, nel ‘74 e nel ‘78, ossia in otto edizioni. Per carità, non sono pochissime otto edizioni tra una vittoria e l’altra, ma nemmeno una enormità eh. Il Brasile dopo il ‘70 non ha aspettato così tanto per rivincere solo grazie alla lotteria dei rigori contro di noi nel ‘94 (quando noi eravamo nettamente più forti e con Signori al posto di Baggio infortunato probabilmente avremmo vinto), altrimenti se i rigori fossero andati diversamente avrebbero passato sette edizioni (1974, 1978, 1982, 1986, 1990, 1994 e 1998) senza vincere il mondiale, più o meno come noi tra il ‘38 e l’82 considerando i mancati mondiali degli anni ‘40 causa guerra mondiale.

    Quindi otto edizioni mondiali fallite non mi paiono paragonabili alle merde che tra il ‘65 e il 2010 fallirono costantemente in una competizione tenuta annualmente, e che dal 1972 (finale persa con l’Ajax) al 2010 non giocarono mai neanche una finale. Peraltro nel ‘72 arrivarono in finale grazie alla lattina di Moenchengladbach, vergogna totale sfruttata da Prisco, e poi fanno la morale a noi su Marsiglia, ma almeno noi a Marsiglia per la porcata tentata da Gangbanglliani abbiamo pagato, a differenza loro.

    Le merde dal ‘72 ad oggi, 50 anni, hanno giocato una sola finale di Champions, pur vincendola, cioè quella del 2010. In 50 anni, perché dal ‘72 ad oggi tanti ne sono passati, hanno giocato più finali (e in alcuni casi, tipo Porto, Nottingham Forest ecc, vinto più finali), appunto Steaua Bucarest (1 vinta e 1 persa), Amburgo (idem), Dortmund (idem), Porto e Nottingham Forest (due vinte): e hanno giocato le stesse finali dell’Inda, pur perdendo, Sampdoria (1992) e Roma )1984),

    Le merde a livello di Champions sono messe molto peggio dei gobbi pur avendone una in più, perché per i gobbi è utopia vincere le finali, per loro è utopia anche arrivarci.

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