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A TUTTO CAMPO….GHOST TO GHOST

Se ripenso alle varie Nazionali che ho visto giocare, il primo pensiero va dritto dritto al Vecio e ai suoi Ragazzi di allora.
Era il 1982 e, in Spagna, conquistammo il terzo titolo mondiale con una cavalcata miracolosa.
Erano partiti tra lo scetticismo generale e le critiche feroci di una stampa avversa e faziosa, ma furono capaci di risvegliare il nostro istinto calcistico/patriottico e di zittire tutte le teste di calcio che, non disinteressatamente, sparavano sempre ad alzo zero. Il loro silenzio stampa fu esemplare.
Avevamo, allora, il Presidente/Partigiano, Sandro Pertini, che seguì le gesta degli azzurri con particolare trasporto. Ricordo ancora, al gol di Altobelli nella Finale, “Sandrino” che si alza in tribuna e con il dito indice accompagna, con il gesto, il no che urla ai suoi vicini: “non ci prendono più”.
Era una squadra forte, quella. Una Squadra. Ma qualcosa si era intravisto già nel 1978 in Argentina, con Bearzot nuovo C.T. e una squadra rivoluzionata, dopo l’esperienza tragicomica del 1974, con l’innesto di molti giovani alle prime esperienze internazionali.
Il Vecio si affidò saggiamente all’ossatura bianconera, stravincente in Italia e ormai collaudata.
La rosa era questa: Zoff, Bellugi, Cabrini, Cuccureddu, Gentile, Maldera, Manfredonia, Scirea, Antognoni, Benetti, Pecci, Paolo Conti, Patrizio Sala, Tardelli, Zaccarelli, Causio, Claudio Sala, Bettega, Graziani, Pulici, Rossi.
Nelle qualificazioni eliminammo l’Inghilterra. Nel cammino al Mondiale battemmo anche la padrona di casa Argentina. Proprio così. Gol di Bettega a concludere una bella azione manovrata. E arrivammo fino alla finale 3°/4° posto con il Brasile. La perdemmo, ma l’impressione finale era quella di trovarsi di fronte ad un blocco di pietra che stava prendendo forma sotto i colpi del Mastro scultore.
Era questione di poco tempo e nel 1982 l’opera fu completata.
Ma non fu affatto semplice, perché venivano contestate, dalla stampa principalmente, le scelte del C.T., unite ad una serie di risultati deludenti. Ma il Vecio aveva una sua idea e la portava avanti con caparbietà e coerenza. Uomo di poche parole, essenziale, schietto e rassicurante. Il suo volto rugoso, con la pipa tra le labbra, era qualcosa di particolare. Gli avresti messo in mano il tuo portafoglio e le chiavi di casa. Ispirava fiducia. Un brav’uomo.
Questi, insieme a Bearzot e al suo staff, i Campioni del Mondo 1982: Zoff, Baresi, Bergomi, Cabrini, Collovati, Gentile, Scirea, Vierchowod, Antognoni, Dossena, Marini, Bordon, Oriali, Tardelli, Causio, Bruno Conti, Massaro, Altobelli, Graziani, Rossi, Selvaggi.
Era un mix equilibrato di giovani e vecchi, corridori e piedi buoni, randellatori e incassatori. Bergomi aveva 18 anni ed esplose definitivamente come calciatore. Grazie al Vecio. Altri tempi, altra gente.
Quando, nel 1986, si dimise da C.T., disse: “Per me allenare l’Italia era una vocazione che, con il passare degli anni, è diventata una professione. I valori del gioco sono cambiati dai miei tempi. A causa dello sviluppo del settore e dell’ingresso sulla scena di grandi sponsor, sembra che il denaro abbia spostato i pali delle porte“.
Da qualche anno, ogni volta che gioca la Nazionale di calcio provo, sempre più spesso, disinteresse. E disaffezione. Non ho mai avuto necessità di conoscere il perché di questo scarso feeling ma, prima o poi, certe situazioni vanno affrontate e si devono trovare delle risposte.
Fare confronti tecnici, soprattutto con epoche così differenti, è spesso inappropriato. Ma tra le sensazioni e i sentimenti che provi, no. Quelli non hanno età. E allora credo sia tutta lì, la risposta.
Prandelli ha, quasi, la stessa età di Bearzot quando vinse il Mondiale.
Troppo giovanile per essere definito Vecio, non ancora pronto a ricevere il mio portafoglio e le mie chiavi di casa, per intenderci. Ma l’impressione, sommaria, che ne ricavo è che ragioni con la sua testa e con buon senso. Considera i giovani e ne sperimenta le capacità. Tira le orecchie quando e a chi deve, protettivo quando serve. Resta da valutare meglio ciò che riesce a ricavare dalla squadra. Quindi, ok, lo terrò d’occhio…