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Quando Marco Giampaolo ha perso la prima partita di campionato a Udine, la sua soluzione è stata quella di buttare all’aria tutto ciò a cui aveva lavorato nel corso della preparazione a partire dalle scelte riguardanti uomini e modulo. Se il tecnico abruzzese nato in Svizzera fosse stato maggiormente ostinato nel portare avanti le proprie idee, avrebbe ottenuto migliori risultati? Non lo possiamo sapere con certezza. Fatto sta che ora, a quanto pare, abbiamo invece un undici titolare definito, che è un fattore di stabilità e una base su cui lavorare in maniera potenzialmente proficua per una squadra che fino a due mesi fa era nel caos e che fino a un mese fa era vicina, troppo vicina, alla zona retrocessione. In questo contesto, ospitiamo il Sassuolo in una partita che è un’occasione per definire una barriera, un confine, poiché una vittoria a concludere il nostro ciclo “emiliano” sarebbe, se non altro dal punto di vista aritmetico, un modo per dire che no, il Milan, anche questo Milan sgangherato, non appartiene a quel gruppo là, a quella zona della classifica deprimente e paurosa.

Una nota la vorrei dedicare, inoltre, a Mattia Caldara, giocatore che a molti milanisti è apparso, con buone ragioni, un pacco regalatoci dalla Juve e che oggi torna dopo moltissimo tempo tra i convocati. Eppure, c’è da ricordare, le sue due stagioni da titolare a Bergamo, che lo portarono in nazionale, furono di ottimo livello. Il suo recupero, quindi, deve essere un obiettivo dell’allenatore e della società, poiché sarebbe equivalente alla costruzione di una nuova certezza per questa squadra che, ricordiamolo, è anagraficamente molto giovane e ogni volta che, negli ultimi anni, ha subito una rivoluzione sul mercato o in panchina, si è trovata a fare qualche passo indietro e a dover riprendere la rincorsa. La mia idea, in altre parole, è che il Milan attuale non deve cambiare, bensì crescere. È un sottile cambio di mentalità che spero non faccia fatica a maturare nelle teste dei tifosi.

IL PROGRAMMA DELLA 16a GIORNATA

Sabato 14 dicembre 2019
ore 15:00 – Brescia-Lecce
ore 18:30 – Napoli-Parma
ore 20:45 – Genoa-Sampdoria

Domenica 15 dicembre 2019
ore 12:30 – Verona-Torino
ore 15:00 – Bologna-Atalanta
ore 15:00 – Juventus-Udinese
ore 15:00 – Milan-Sassuolo
ore 18:00 – Roma-SPAL
ore 20:45 – Fiorentina-Inter

Lunedì 16 dicembre 2019
ore 20:45 – Cagliari-Lazio

7 commenti su “Serie A 2019/2020 – 16a giornata

  1. Se il tecnico abruzzese nato in Svizzera fosse stato maggiormente ostinato nel portare avanti le proprie idee, avrebbe ottenuto migliori risultati? Non lo possiamo sapere con certezza.

    Con certezza no. Però che Giampy, ostinato o no nelle sue idee, fatichi a farsi comprendere dai suoi giocatori e non soltanto, è un dato di fatto. Basta scorrere il suo curriculum. Impazzisco quando penso ai grandi attestati di stima che gli piovono addosso dai colleghi e dalla stampa. Impazzisco non di rabbia, ma perché ciò certifica una volta di più la mia ignoranza in materia calcistica.

    Sono d’accordo, il Milan deve trovare dentro di sé la forza di crescere. Questi uomini devono farlo. Qualche rinforzo a gennaio potrà esserci (FPF permettendo), ma senza una crescita generale del gruppo servirebbe a poco.

  2. Giampaolo non doveva essere preso come allenatore del Milan. Punto.
    Questa è la mia opinione.
    Un maestro di calcio è colui che nei settori giovanili spende la sua vita a insegnare ai ragazzini.
    Quando sali in alto, nei professionisti, devi avere doti sopra la media, ma anche i calciatori ce l’hanno e dunque sei un assemblatore di risorse. Più sei bravo a capire cosa ti passa per le mani e a farlo rendere al meglio, più i risultati li ottieni. Giampaolo nemmeno in tre vite avrebbe fatto qualcosa di buono, al Milan.
    Sono pochi quelli che possono essere definiti maestri di calcio, e nel nostro ambito mi vengono in mente solo Rocco, Sacchi e Carletto.

    Concordo sul fatto che bisogna far crescere ciò che abbiamo ora e togliere quei tre/quattro spaesati sostituendoli a gennaio con gente più idonea.

    Caldara ha il difetto di essere molto fragile ma è un buon giocatore. Purtroppo, se le due cose non vanno d’accordo, comprometti la carriera.
    C’è di buono l’esempio di Conti, lungodegente ora sulla via del pieno recupero. E che recupero!
    Speriamo bene

  3. Aggiungo Liedholm alla lista. Peraltro primo maestro di un altro maestro, cioè Carletto. Schierava la zona pura nella Roma quando in Italia nessuno lo faceva più da anni (fino agli anni ’50 era l’unico modo di giocare conosciuto, anche in Italia), vincendo uno scudetto e perdendo la Coppa dei Campioni in finale ai rigori contro il Liverpool. La introdusse poi al Milan e Sacchi, quando arrivò da noi, trovò terreno fertile per proporre le sue nuove idee. Nils fu il primo vero innovatore, poi arrivò Sacchi. Fu un maestro anche per Sacchi in definitiva, anche se non so se quest’ultimo l’abbia mai ammesso.

  4. Banti al Var, non mi meraviglio delle decisioni di Manganiello. Peccato meritavamo di stare in vantaggio. Mancava la beffa dell’espulsione di Musacchio
    Poi ci si metre anche Bennnacer…

  5. Indipendentemente da tutto, non si può rovinare una partita con un arbitraggio come questo. Il VAL non può essere usato a piacimento.

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