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In cinquant’anni di milanismo una cosa di sicuro l’ho imparata: noi cacciaviti non possiamo vivere lunghi periodi di serenità, neppure quando sembra che tutto stia filando per il verso giusto e che niente al mondo possa scalfire il gioioso momento.  Nei momenti di massima esaltazione, di lì a poco è spesso accaduto qualcosa che ci ha riportati violentemente con i piedi per terra. Dopo Salonicco ci fu la fatal Verona, dopo la Stella ci furono due retrocessioni consecutive in serie B, dopo il diciottesimo iniziò la cosiddetta banter era, tanto per fare qualche esempio. Silvio rappresentò un’eccezione, con lui il godimento fu per i primi vent’anni continuo e privo di incertezze, ma poi anch’egli si lasciò ipnotizzare dall’arte tutta cacciavite di complicarsi — e soprattutto complicarci — irrimediabilmente la vita dopo il raggiungimento dell’apice del successo. Insomma, siamo tradizionalmente abituati a vedere interrompere bruscamente la festa e il club cacciarsi nei guai, noi cacciaviti.

Stavolta non è accaduto nulla di paragonabile ai crolli del passato, per lo meno non ancora, tuttavia anche gli echi dei festeggiamenti per quest’ultimo scudetto, atteso da un decennio (e per la verità mai sfiorato dopo la chiusura definitiva dei rubinetti berlusconiani e la terrificante parentesi cinese), sono stati bruscamente interrotti dalla sparata di Paolino nella ormai famigerata intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport. Ho letto e udito molti commenti in proposito, c’è chi ha biasimato la nostra leggenda e chi invece l’ha appoggiata. Io ho preferito trincerarmi dietro un rassicurante cerchiobottismo, affermando più o meno che Paolo avrà avuto certamente una valida strategia per comportarsi così, strategia che però personalmente ho stentato a comprendere. E che stento a comprendere tuttora, per la verità.

Va però detto che, qualsiasi cosa si pensi del comportamento di Maldini, nessun proprietario vecchio o nuovo potrà permettersi di mettere in discussione né Lui (perché Lui è Lui) né gli altri artefici del capolavoro appena compiuto. Il problema maggiore tuttavia non è tanto se a Gerry piacerà Paolo, bensì l’esatto contrario. E a leggere l’intervista sulla Gazza, nulla sembra affatto scontato in tal senso. Un arrivederci e grazie del Direttore Tecnico sarebbe un suicidio per la nuova proprietà da qualsiasi punto di vista, e soprattutto scatenerebbe una rivolta della tifoseria senza precedenti.

Pare che comunque il signing sia cosa fatta e che Gerry Cardinale con la sua RedBird  (il Cardinale Rosso è un uccellino noto anche come Cardinale della Virginia, l’ho scoperto solo ora) abbiano acquisito la maggioranza del club. Il tutto si dice sia avvenuto una settimana fa, più o meno quando Paolino lanciava il suo inquietante avviso ai naviganti dalle pagine della rosea, il che rende il tutto ancora più incomprensibile: quando Paolino ha piazzato le sue bombette, ne sapeva qualcosa? Non ne sapeva una mazza? Ma mettiamo che sapesse, cosa lo seccava o inquietava? Con chi ce l’aveva, con i nuovi arrivati o con i vecchi (ai quali appartiene ancora il 30% del club)?

Vedremo ora quali saranno le mosse del nuovo proprietario italoamericano del Milan.  Gerry Cardinale era domenica 22 a festeggiare in mezzo ai tifosi in piazza Duomo a Milano, particolare succoso emerso soltanto una settimana dopo l’accaduto. La cosa non può che farci piacere, ma è inutile negare che ciò che ci preme maggiormente è conoscere le strategie della nuova proprietà, e principalmente quanto essa avrà intenzione di spendere sull’importantissimo mercato estivo appena cominciato, sia per acquisire rinforzi sia per trattenere i gioiellini più richiesti della rosa. Anche qui le opinioni variano dal catastrofico all’ottimistico. Io mi sento ottimista ma non faccio testo, a inizio estate tendo ad esserlo, spesso a sproposito; ma a ben vedere non fanno testo neppure i catastrofisti sputasentenze, in questo preciso momento d’incertezza. Non resta quindi che attendere e continuare a godersi il diciannovesimo: è assurdo, ma sembra che molti se ne siano già dimenticati.

107 commenti su “Il Cardinale Rosso

  1. Ho letto tutti i commenti adesso, cerco sempre di farlo, il blog si è ulteriormente arricchito e fa solo piacere avere spunti interessanti da altre menti.Solo rapido su Messias.Per 5 milioni io me lo tengo in casa. So che gli ho bestemmiato dopo alcune partite rimpiangendo Suso ma per 5 milioni io intanto me lo tengo. Se poi il Monza di Stroppa più ricco di noi (giusto?) lo vuole assolutamente ed il Berlusca sgancia il doppio ben venga.Seriamente vedo Messias riserva di un grande esterno destro con Saelemaekers sacrificato, in un’ottica sostenibile la scelta più logica.

  2. Tornando al discorso Leao, ripeto che ti puoi permettere di vendere Leao a 150 milioni quando hai già in squadra un alternativa nel ruolo al suo livello. Oppure lo hai in un altro ruolo offensivo (mentre noi, come sappiamo, senza Leao abbiamo un attacco più sterile di Barbara D’Urso) e magari ti tocca ridisegnare gli assetti tattici. Scordiamoci però di vendere Leao e prendere un fuoriclasse acclarato perché non lo potremmo prendere per lo stesso motivo per cui, nel caso, venderemmo il portoghese (cioè incapacità di garantirgli un ingaggio adeguato, lo dico perché c’è chi ha detto che magari vendi Leao ma poi prendi Darwin Nunez, cooooooome no). E per quanto riguarda 2, 3 promesse al suo posto ricordiamoci che non è detto che le azzecchiamo, e soprattutto, anche se azzeccate, non renderebbero subito come Leao di oggi (che ricordo, è arrivato da promessa ma i primi due anni ha fatto pena). #UnBaccanalePerCardinale

  3. Insomma, non c’è un cazzo da fare, è il momento di rischiare. È il momento di confermare i buoni che abbiamo e prenderne altri. “Ma il calcio italiano è strutturalmente povero e bla bla bla” beh lo rimarrà SEMPRE se le squadre italiane (Juventus a parte) appena hanno un campione lo vendono e appena vincono qualcosa smantellano. La storia del Milan è chiara, non è mai stato un club “venditore”. E pure la famosa storia della Juventus e della vendita di Zidane è una bufala, perché la Juventus anni ‘90 vinceva scudetti e faceva 3 finali di CL vincendone 1, negli anni 2000 dopo aver venduto Zidane ha fatto una sola finale di CL (quella persa con noi) per il resto in tutti gli anni 2000 non ha più giocato una finale nè mai è arrivata in semifinale (meno di un Atletico qualsiasi che nel decennio 2010-2020 ha giocato due finali di CL pur perdendole entrambe). Il Milan è un brand mondiale che diventando dominante in Italia e competitivo in Europa potrà arrivare a fatturare cifre all’altezza delle big europee, ma potrà farlo solo se sapremo rischiare con coraggio e investire (che non vuol dire smiliardare, specifico per le menti binarie per le quali o spendi 300 milioni o 60, le stesse menti per le quali o hai un monte ingaggi da 4 milioni, roba da Lazio, oppure vuol dire che chiedi giocatori da 25 milioni netti di cartellino). Se sceglieremo sempre e solo la strada della “prudenza”, della “formichina laboriosa” (che aveva senso quando il club era sesto e aveva conti disastrati) non solo non miglioreremo ma indietreggeremo. Chiedere alla Roma che ha ceduto i vari Allison e Salah per motivi economici ed è passata dall’essere al vertice ij Italia e fare una semifinale di CL all’essere il nulla di ora. #UnBacxanalePerCardibale

  4. @Adamos, “ Seriamente vedo Messias riserva di un grande esterno destro con Saelemaekers sacrificato, in un’ottica sostenibile la scelta più logica.” Esatto, Adamos. Soprattutto, questo è ciò che fa una grande squadra: vende i sacrificabili o al limite i grandi giocatori che giudica siano arrivati al capolinea (come fece il Chelsea cedendo Hazard, operazione da 110 e lode, o come facemmo noi stessi con Sheva nel 2006, Sheva che era arrivato all’apice e iniziò il declino: quella vendita rappresentò la fine per noi non per la vendita di Sheva ma perché i soldi non vennero reinvestiti e perché quella vendita rappresentò l’inizio di quella resa incondizionata e totale, stile Giappone dopo lo sgancio del Little Boy, che si sarebbe palesata negli anni successivi) ma i giocatori GIOVANI E FORTI, se sei un grande club, li blindi. Senza se né ma. #UnBaccanalePerCardinale

  5. @Adamos, se invece non sei un grande club ma una provinciale tipo l’Udinese o una provinciale di lusso tipo Roma o Dortmund (si anche il Dortmund, che avrà pure otto scudi e 1 CL, ma noi superammo il loro palmares attuale già a fine anno ‘60 nonostante oltre 50 anni di calcio in meno sulle spalle -e quindi di possibilità di vincere trofei- rispetto ad ora. Non a caso il Bayern stradomina in Germania, perché è un grande club in una realtà dove i competitor più forti sono una Roma o un Napoli con più pedigree, non certo squadre con un bacino d’utenza e una storia tale da poter competere coi bavaresi) allora vendi pure i tuoi campioni e goditi il tuo scudetto ogni tre lustri (nella migliore delle ipotesi, per la Roma i lustri tra uno e l’altro di norma sono almeno sei) e la tua CL ogni 50 anni (anche qui nella migliore delle ipotesi, infatti Dortmund e Roma hanno una CL in due, in bacheca). There’s nowhere to run to, baby! https://m.youtube.com/watch?v=XzBjS9C-hIw . #UnBaccanalePerCardinale

  6. Come riportato da da Mediaset, Cardinale vuole un rinforzo per reparto (I nomi sono sempre i soliti che si stanno facendo in questi giorni) e la permanenza di Leao. Anche Cardinale sembra (sottolineo sembra) avere le idee chiare 🙂 . #UnBaccanalePerCardinale

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