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Desidero innanzi tutto scusarmi con tutti voi per i disservizi di questi giorni. Un vero incubo. Di nuovo scusateci, scusateci e scusateci.

Seppure in grave ritardo, torniamo a parlare di Milan, che è meglio. O forse peggio.

La situazione che si è creata è surreale. La folle capacità di questa squadra di complicarsi la vita sarebbe da studiare da un nutrito staff di psicologi.  Il passaggio alla difesa a tre e l’approdo ai quarti di Champions ci avevano illusi, Fiorentina Salernitana e Udinese ci hanno riportati violentemente con i piedi per terra — e non soltanto con i piedi. Lo schema di gioco non c’entrava nulla, quindi, oppure è stato scelto un nuovo schema di gioco sbagliato. Di sicuro c’entravano, e c’entrano, come sempre, i giocatori. C’entrava e c’entra come sempre il loro approccio alle gara, la loro fame, la loro voglia di sbattersi, la loro concentrazione. E al di là degli schemi, c’entrava e c’entra l’allenatore: pur conservando l’immensa gratitudine per lo scudetto dello scorso anno, il Milan di questa stagione (non solo del 2023 come qualcuno erroneamente sostiene) non ha uno straccio d’idea di gioco offensivo e applica una fase difensiva raccapricciante per una squadra che ambisca a disputare la prossima Champions League. E’ vero come sostengono alcuni che, Napoli a parte, tutte le pretendenti ai primi quattro posti stanno faticando, ma è anche vero che c’è faticare e faticare: le altre faticano, ma non reiterano le snervanti stupidaggini che commettiamo noi. Ibra, a fine gara ha dichiarato che probabilmente questa squadra è ancora immatura per sostenere il peso di essere campione d’Italia;  non mi convince affatto: nella maggior parte dei casi, una squadra raggiunge la maturità proprio quando comincia a vincere.

La partita di sabato sera è stata orrendamente identica a diverse altre disputate dalla squadra quest’anno. L’Udinese ha meritato la vittoria, ma ha fatto poco per vincere; noi, dal canto nostro, abbiamo fatto tutto ciò che occorre  per perdere. Il primo quarto d’ora è stato vergognoso, il gol dell’uno a due, subito appena dopo il pareggio a pochi secondi dallo scadere, è stato una delle cose più irritanti che abbia mai visto su un terreno di gioco. Il molle rientro in campo nella ripresa è stato sconcertante, così come lo sono state le zero occasioni create nel prosieguo. 

Andrò sicuramente controcorrente, ma secondo me Leao è stato l’unico a salvarsi. Anche Saelemakers, con tutti i suoi noti limiti. A Ibra voglio un monte di bene, ma anche i supereroi dopo una certa appendono la calzamaglia al chiodo: con la palla fra i piedi ci sa sempre fare, ma quando c’è da muoversi è evidente che giochiamo con un uomo in meno; inoltre diciamolo, anche su Kripton sapevano che avrebbe sbagliato il primo rigore.

Sul resto della truppa è impossibile esprimersi: di fronte a tali esibizioni è evidente che nessuno in particolare, se non la squadra nel suo insieme,  possa essere trascinato con decisione sul banco degli imputati.

Tornando a Pioli, diciamo che lo stato di on fire sembra ormai uno sbiadito ricordo. Magari è una mia impressione e sono influenzato dal momento negativo, ma il suo sguardo mi appare sempre più smarrito, incredulo. Al di là delle dichiarazioni di facciata, la sensazione è che non ci stia capendo nulla da mesi. Ho già espresso superficialmente diverse volte le mie perplessità, ma avrò (e avremo) modo di approfondire i discorsi sulla conduzione tecnica a stagione finita. E’ ancora prematuro per affermarlo, ma può anche darsi che il ciclo di questo allenatore sia  ormai giunto al termine. Dopo quattro anni non ci sarebbe nulla di strano, e dopotutto un sesto, secondo e primo posto, più un quarto di finale Champions formano un ottimo percorso. Al di là dei miei gusti personali sul piolismo, che lasciano il tempo che trovano.

51 commenti su “UDINESE-MILAN 3-1

  1. Anche gli altri quindi si fanno male, eh. Per fortuna.
    Osimhen è uno che temo molto perché è molto forte e quest’anno segnerebbe anche con un rutto.
    Ibra è rotto pure lui e credo sia salutare che inizi a pensare seriamente al suo futuro fuori dal campo.
    Per rimettersi in sesto ci vorrà parecchio tempo e non sarà più come prima.
    Impari in fretta a farsene una ragione e a dare dei calmanti al suo ego.
    Secondo me, in panchina come dirigente, può fare ancora tanto per noi.

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