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E’ scivolata via rapidamente la prima di campionato (che poi è la seconda a causa dello sciopero farlocco). Ce la siamo succhiata senza quasi accorgercene, tanta era la fame.

E’ accaduto che noi abbiamo commesso un mezzo passo falso, diciamolo. Abbiamo dominato per una settantina di minuti una buona Lazie, portando a casa soltanto un miserrimo punto, a causa di un approccio iniziale svagato e parecchia imprecisione sotto porta da parte degli avanti. Le attenuanti esistono, intendiamoci. Impossibile, per giocatori e mister, non avere un po’ di testa al Camp Nou, impossibile impedire al subconscio, almeno inizialmente, sullo zero a zero, di risparmiare energie in vista di un big match di tale portata.

La Juve fa un figurone. Nuovo stadio, erba già giallognola. Un acuto blogger piangina attribuisce tale secchezza al fatto che nei giorni scorsi  il prato è stato continuamente occupato da mucchi di merda. Può essere, tuttavia l’entusiasmo è alle stelle malgrado l’erba non proprio perfetta: Andrea il calciatore, in cattedra a distribuire palloni fatati, roba che i gobbi non vedevano dai tempi di Platini. In tribuna sorrisi a profusione di Andrea  il presidente, mentre in panchina il tecnico più antipatico del mondo dopo Mourinho e Capello, per atteggiarsi a duro, finge d’incazzarsi per la disattenzione difensiva che costa alla sua squadra una rete e un’espulsione tutto sommato indolori. Ambiente gasatissimo: Tuttosport, uno dei tanti quotidiani sportivi notoriamente in mano nostra, spara il prevedibile entusiastico titolone per gettare benzina sul fuoco. Lo segue a ruota il Corriere Dello Sport. Ranieri, ex tecnico gobbo bruscamente allontanato durante la gestione Blanc, alla Domenica Sportiva sentenzia che lo stadio di proprietà garantirà dai quattro a sei punti in più, in base a quale astruso calcolo non si è ben capito. Nessuno o quasi parla della pochezza dell’avversario, ma ci sta, percepisco tanta voglia di Juve nell’aria.

Il Chiagniefotti Team, ‘o Ciuccio, insomma il Napoli, sabato è venuto in Romagna ed ha avuto la sfrontatezza di espugnare abbastanza agevolmente il “Manuzzi”. Il Produttore Cinematografico è una macchietta, uno che mette in scena esibizioni talvolta patetiche, uno che piange come una fontana osservando di sottecchi gli astanti attraverso il fazzoletto per sincerarsi che la sua performance abbia sortito l’effetto desiderato, tuttavia è altresì uno che è stato in grado di costruire una squadra competitiva con pazienza, comprando bene, spendendo il giusto e resistendo alla tentazione di fare il passo più lungo della gamba. Detto questo, stando a quanto riferitomi da chi era allo stadio,  il Cesena, che già non è la Lazie (tanto per fare un esempio a caso), fino alla parità numerica ha tenuto il campo più che bene, poi è crollato di schianto.

La Roma non ho idea di come si sia comportata. C’è da credere che il cammino della maggica sarà estremamente irto di ostacoli, almeno per qualche mese. Come lo è sempre quello delle squadre ampiamente rinnovate. E al mondo non c’è squadra più rinnovata della Roma attuale: nuova è la proprietà straniera, addirittura proveniente dagli USA, non precisamente il paradiso dello sport della pedata; nuovo è il tecnico, il quale fino all’anno scorso ha diretto la squadra B del Barça. Un tipo, Luis Enrique, che una mia ex trovava tremendamente sexy ma che rimane certamente un’incognita come guida di una squadra partecipante alla brutta ma complicatissima Serie A, nella quale milita un Cagliari sulla carta modesto, che però a casa tua può accadere ti faccia un culo così;  infine nuovi sono un sacco di giocatori, per giunta anche giovani.

E poi  l’Inter. Ieri sera hanno preso una rullata dal nostro tradizionale fustigatore, ossia il Palermo (non nascondo un pizzico di gelosia), ma c’è una notizia: i cugini non piangono più di tanto. Lo so che è incredibile ma è così. Dureranno poco ovviamente, ma non stanno affatto lamentando torti arbitrali o congiure mediatiche o di palazzo  – a parte qualche irriducibile caso isolato. I tifosi neroazzurri si stanno limitando a sputare contumelie all’indirizzo del povero ex gobbo Gasperini, che in quanto ex gobbo m’ispira istintiva antipatia. Malgrado questa antipatia ritengo però che il Gasp debba proseguire ad imporre le proprie idee, con la forza se necessario, poiché credo fermamente nel dogma della precedenza assoluta per il credo calcistico del mister sui giocatori di talento. Quindi avanti così, succulenta difesa a tre e Sneijder in panca. Ma se proprio si deve impiegare questo sopravvalutato olandese, non lo si faccia come trequartista. Gasp avrà tutto il mio appoggio morale, per quello che può contare. Lo giuro.

Un tecnico che va sostenuto