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I mal di pancia di Ibra sono ormai leggendari: i primi alla Juve dove, sentendo la puzza del terremoto calciopoliano, ci mise un nanosecondo a decidere di passare all’Inter, da cui poi se ne andò dopo altri numerosi dolori di pancia per abbracciare il calcio del futuro, quello barcellonese, non prima però di aver invitato la folla piangina a praticargli un po’ di sesso orale (non sapendo che i piangina, anche quelli etero, al massimo certi favori li potrebbero concedere soltanto ad una persona al mondo: Mourinho); calcio del futuro dicevo, che però non gli si confaceva, poiché il meccanismo prevedeva una certa predisposizione a limitare il proprio ego per mettersi a servizio dell’insieme; quindi rapidamente abbandonato anche il calcio del futuro, ovviamente dopo il solito malessere e non pochi scazzi con l’allenatore Guardiola, a beneficio del nostro Milan, squadra da rilanciare e bisognosa dell’apporto di uno bravo ed esigente come lui, rompipalle ma fuoriclasse autentico.

Ora pare che il mal di pancia sia tornato. Pare.

Pare,  perché certe notizie sono sempre da prendere con le molle; in genere quando un calciatore straniero torna in patria per le solite cose tipo vacanze, impegni di Nazionale o caccia all’alce, rilascia dichiarazioni. Ed i giornali nostrani traducono un po’ a cazzo di cane. Diciamo che modellano leggeremente le parole come se si trattasse di plastilina, in modo che il prodotto risulti più succulento per i lettori. In questo caso poi, scoprire la verità è complicatissimo… voglio dire, trovatemi uno che comprenda quel barbaro insieme di suoni assurdi che compongono la lingua svedese.

Ma mettiamo che Ibra abbia rispolverato la faccenda del mal di pancia. Possiamo dire che ce l’aspettavamo, noi cacciaviti siamo perfettamente consapevoli che Ibra non resterà con noi fino alla naturale scadenza del contratto, per cui chi se ne frega, in caso di partenza arrivedeci e grazie per lo scudo numero 18.  Però un mal di pancia così repentino ed improvviso rimane comunque sorprendente. Non crea lo scompiglio che magari sperava la Gazza col suo primo paginone, tuttavia un po’ di curiosità sì.

La prima ipotesi che si può formulare è la solita: ritocchino.

La seconda, che abbia voluto preparare i tifosi svedesi ad un prematuro abbandono della Nazionale, nel senso: mi è calata la passione, adesso gioco soltanto per chi mi paga fior di quattrini.

La terza è che il progetto che gli fu presentato per convincerlo a venire da noi non sia precisamente quello che lui poi ha visto materializzarsi. Insomma, detto brutalmente: gli erano stati promessi campioni, ha visto arrivare pippe.

Poi non saprei, vi possono essere un sacco di altri motivi, difficile penetrare nella zucca del fuoriclasse svedese.

Credo nella terza. Ma non sono preoccupato: Ibra avrà mille difetti, ma è un professionista serissimo; passione o no, s’impegnerà sempre alla morte per chi gli paga lo stipendio, che sia per sei mesi, un anno, cinque anni. Ibra è l’ultimo dei nostri problemi. Per distacco.