Serse Cosmi si rivolge con l'oramai classico gesto del seghino a Gigi Buffon subito dopo il triplice fischio..

Diciamo la verità. La aspettavamo da tempo questa seghinata, ma non ce l’aspettavamo certo ieri notte o in questa stagione così sfigata per i colori rossoneri e così fortunata per quelli bianconeri. L’avevamo sognata, auspicata ma la parte razionale del cervello metteva sempre a tacere questo tipo di impulsi. Ed invece, in una tiepida notte di inizio maggio, ecco che Gigi Buffon, portierone della nazionale e simbolo della rinascita dell’odiata Juventus decide di regalarcela a 5 minuti dalla fine, propiziando l’insperato pareggio del Lecce. Per la verità, a sentire chi ha visto la partita, il camerata (a sua insaputa) Gigi era tutta la partita che si prendeva burla e coglionava i giocatori del Lecce, gigioneggiando invece di rinviare, talvolta anche dribblando l’avversario in pressing. Nell’ultimo tentativo però ecco che il dio del calcio si infastidisce e decide di punire la spocchia del portiere bianconero. Dopo aver sprecato innumerevoli palle gol, la Juve cazzeggia contro il Lecce in 10 uomini, ed a pochi minuti dalla fine ecco Barzagli che effettua un innocuo retropassaggio verso il suo portiere. Gigi aspetta il pallone con la supponenza di un Ibrahimovic a fine stagione o di un Balotelli scoglionato. Purtroppo per lui però, i suoi piedi non sono ne quelli di Zlatan ne quelli di Mario e lo stop che ne consegue sembra quello di un terzino magro da torneo amatori che torna in squadra a far numero dopo un brutto infortunio al ginocchio in inverno; sulla palla pericolosamente allontanatasi dal suo piede perché stoppata veramente male, si avventa il nuovo idolo rossonero, Bertolacci , che, agilmente, gliela soffia e deposita in porta per il più facile dei gol. Delirio in salento e a a S.Siro, depressione, mutismo e rassegnazione all’Hello Kitty Stadium. Antonio Conte si mette le mani sul sintetico, dovrà trattenere la sua esultanza tarantolata. Buffon chiede scusa a compagni e tifosi. Tra questi ultimi comincia a serpeggiare il sospetto che Gigi (a sua insaputa ovviamente), si fosse giocato il risultato esatto o il pareggio. In effetti era ben quotato. Però a me piace pensare che sia stata solo una seghinata e ricordarlo nei suoi momenti di spocchia, isterismo e di finta sportività mentre lo si osserva con quella faccia da seghino sconsolato a fine partita. Cazzo, è stato un orgasmo calcistico.

Torniamo come al solito ai cugini dell’Inter che quest’anno tante gioie da seghinata ci hanno dato. Ed ecco tornare dopo un periodo di assenza dalle cronache la presenza del nostro idolo Lucio.  Il fastidioso e scorretto difensore brasiliano, come suo solito, decide anziché fare un po’ di tranquillo giropalla tra centrali, di sgranchirsi le gambe e tenta a grandi falcate di aggirare il piccolo Giovinco, sul quale gode di circa 40 cm in più (in altezza ovviamente). Durante il tentativo però qualcosa va storto, Lucio indugia troppo ed il buon Sebastian con un’agile colpo di reni riesce a soffiare il pallone all’isterico brasiliano per poiinvolarsi verso la porta sverniciandolo letteralmente. A quel punto, una volta arrivato di fronte a J.Cesar  metterà in mezzo un pallone talmente facile che anche un seghino come Marques (primo gol in serie A per lui) riuscirà ad insaccare. Questo gol, non solo condanna virtualmente l’Inter all’Europa League, ma darà l’inizio alla rimonta ducale che culminerà con la beffa del grandissimo gol di quel seghino di Biabiany, uno su cui i  tifosi nerazzurri hanno più volte sputato, ignari di cosa li aspettasse con Pazzini e Zarate. Ciao ciao Champions.

In primo piano i lineamenti delicati di Lucio..

L’ultimo episodio da riportare riguarda la reazione della Lazio al presunto fischio finale dell’arbitro nella gara contro l’Udinese di domenica scorsa. Un burlone dagli spalti simula il triplice fischio, ma, non si capisce per quale motivo, i laziali credono sia effettivamente quello del direttore di gara e fermano le loro velleità di rimonta (in realtà con un mister come Reja qualunque velleità calcistica è spenta in partenza). Quelli dell’Udinese invece, continuano a giocare e insaccano la porta ormai vuota di Marchetti che si era già tolto i guanti e si dirigeva verso gli spogliatoi. Apriti cielo: la banda del catenaccio di Reja si scatena contro la terna arbitrale, spintona l’arbitro e inscena una piazzata che manco Drogba quando si scagliò su Ovrebo nella semifinale persa contro il Barça. Ovviamente nessuno ha pensato che la gara fosse ormai persa e che se quelli dell’Udinese non si son fermati, evidentemente il fischio non era così simile a quello vero. Dopo l’ennesima meritata sconfitta, questa ignobile squadra di catenacciari, per tutto il campionato agganciata al terzo posto (e quindi simbolo della mediocrità in cui è caduto il calcio italiano), saluta definitivamente il piazzamento nell’Europa che conta. OH NOOOOOOO!