Torno dal Salento, la terra de lu sule, lu mare e lu ientu. Ho fatto conoscenza con tutti e tre gli elementi, anche con il temuto  ientu, che per tre giorni mi ha sottoposto al rischio cervicalgia, per fortuna con scarsi risultati.

Non ero a conoscenza del fatto che Il Camisa fosse ad un tiro di schioppo da me, da Torre San Giovanni. Sono partito perdendomi il commento in cui rivelava la sua posizione. Peccato.  Magari ci siamo pure incrociati inconsapevolmente, vai a sapere… ora che ci penso ho scorto in spiaggia un tipo che portava sottobraccio un materassino marcato Milan. Ma, non avendo il suddetto battuto ciglio alla vista del mio splendido ed adorato telo sacro che sono aduso ad insistentemente sventolare per vanteria, suppongo non si trattasse del Camisa, il quale avrebbe certamente tradito quanto meno un sussulto d’approvazione.

Ad ogni modo bella vacanza, gente tranquilla, educata e bella esteticamente (ho notato una media altissima di gnocca autoctona)(i maschietti non so, non me ne intendo e la morosa non si è espressa), magnifici luoghi, acque di una limpidezza che noi della riviera romagnola non possiamo sperare di goderci manco in piscina. Acque nelle quali mi sono immerso varie volte, evidenziando la consueta prepotenza atletica in quella pratica natatoria nei cui riguardi  qualche seghino ha osato in questa sede fare del sarcasmo, mettendo a repentaglio il proprio ruolo di redattore faticosamente ottenuto.

Scherzi a parte, Lecce, Santa Maria Di Leuca, Otranto, Gallipoli ed il Salento tutto, è tanta roba.

Ed ora veniamo a noi.

Sono riuscito a vedere il Delby. E’ trascorsa oltre una settimana, l’argomento è stato ampiamente sviscerato, inutile dilungarmici sopra troppo; dirò soltanto che ho goduto molto, ci tenevo, come precisai nel post scritto prima di partire.

Quanto a Mister Ics, sfumato un Cesc al quale peraltro nessuno in questo blog aveva creduto neppure per un nanosecondo (ché qui saremo pure in po’ stronzi, ma non certo gonzi), mai trattato veramente un Bastian, blindato ostinatamente un Marek dal Produttore Partenopeo, mi sa che ci stiamo orientando verso i più accessibili Montolivo e Aquilani.  Che sono due pippe, nonché due prese per i fondelli qualora Adrianone eventualmente dovesse presentarceli come gli acquistoni promessici a fine stagione scorsa. Due pippe, due prese per i fondelli se acquisiti singolarmente. Che diventerebbero tuttavia acquisti utili alla causa se ingaggiati entrambi, specialmente se da subito e non uno ora e l’altro a gennaio come ho letto da qualche parte; ma beninteso, l’utilità alla causa non cancellerebbe la presa per i fondelli, poiché le parole hanno un peso ed io, come tutti i cacciaviti,  ho buona memoria.

Rimango fedele alla mia linea: la squadra, giacché gli unici centrocampisti  che potevano portarci ad un salto di qualità importante sono sfumati (o più probabilmente non sono mai stati nei programmi reali) ed in giro è rimasta quella poca roba che verosimilmente prenderemo, è comunque competitiva, forse anche leggermente favorita per lo scudo (l’Inter, l’unica avversaria veramente credibile, è ancora forte ma chiaramente sul viale del tramonto) (so che questa frase manda i lurkers prescrittopiangina fuori di melone, per questo amo scriverla spesso). Ma per ‘squadra competitiva’  intendo in grado di raggiungere i quarti  di Champions, a patto che vada di culo.

Vedremo quel che accadrà fra circa due settimane, quando chiuderà il mercato estivo. A quella data sapremo se  Adrianone nostro mi avrà smentito stupendoci con effetti speciali oppure se sarà intento ad incartarsi negli abituali tentativi di trasformare i mezzi o buoni giocatori ingaggiati in fenomeni che tutti c’invidiano. Spero ovviamente nella prima eventualità, ma dire che ne dubito fortemente è un eufemismo se ce n’è uno.

Marcovan ed il Sacro Telo