9 5 minuti 4 anni

Il Sassuolo è riuscito, in parte, a rovinarci la festa dei 120 anni. Non per il gioco, in quello è stato per larga parte surclassato, salvato principalmente dai nostri atavici problemi a buttarla dentro. La festa è stata rovinata dal risultato, più che altro. E un pochino anche dall’arbitraggio.

Giusto ricorrere al VAR, il mezzo esiste, è prezioso e va assolutamente  utilizzato. Trovo molto strano però che ci si sia ricordati  della sua esistenza soltanto in occasione del gol del Milan e non in quella del fallo di mano in area del difensore in marcatura su Musacchio. Secondo me il gol di Theo era regolare e l’episodio con Musacchio protagonista era da rigore, ma io la vedo da tifoso intellettualmente disonesto, non è questo il punto. Il punto è che un’altra occhiatina al VAR non sarebbe costata nulla all’ineffabile Manganiello. La versione ufficiale letta un po’ ovunque è che l’arbitro avesse fischiato il contatto fra i due prima del fallo di mano, ma è una bufala, non regge, poiché è del tutto evidente che gli eventi accadano in contemporanea. Non è la prima volta che avviene in una nostra partita questo bizzarro fenomeno: azione potenzialmente sfavorevole al Milan, il VAR c’è, è lì bello pronto, efficiente e spietato;  azione potenzialmente favorevole al Milan, il VAR non c’è più, puff, dissolto,  rubato, chi sia stato non si sa, forse quelli della mala, forse la pubblicità. E’ come se la curiosità pervada i nostri arbitri soltanto in alcuni determinati casi. Urgono arbitri donna, la cui proverbiale curiosità non farebbe sicuramente distinzioni di casacca ( se non fosse che ci leggono soltanto quattro gatti, e che quei quattro sono dotati di un minimo di senso dell’umorismo, ora pioverebbero accuse di sessismo a iosa).

Esiste  anche un problema di cartellini gialli, che lì per lì seccano il giusto ma alla lunga  portano seco diversi altri problemini: possono diventare rossi durante la gara, limitare enormemente gli interventi difensivi dei giocatori, portare a squalifiche per le gare successive. Non a caso, la distribuzione apparentemente a cazzo dei cartellini era uno dei numerosi truffaldini espedienti all’interno del sistema Moggi; un modo rapido, poco appariscente, efficace per metterla in quel posto all’avversario più pericoloso in classifica. Orbene, noi conosciamo  a fondo l’animus pugnandi dei nostri beniamini, osservandone le gesta ogni maledetta giornata di campionato o quasi: non si tratta precisamente di guerrieri spartani, mettiamola così. Ma mettiamoci nei panni di chi non gode del nostro privilegio, quello di essere milanisti intendo, e si limita giustamente a osservare le statistiche senza bearsi dello spettacolo calcistico che siamo soliti offrire: deve sicuramente pensare che  i Bad Boys anni ’80 — i Detroit Pistons di Isaiah Thomas, Bill Laimbeer e compagnia — si siano reincarnati nei giocatori del Milan odierno. Autentiche belve assetate di sangue, devono sembrare i nostri ragazzi agli occhi di chi non li segue assiduamente. Le statistiche sono impietose: secondi nelle ammonizioni, 50 contro le 51 del Bologna; secondi nelle espulsioni, 5 contro le 6 del Genoa. Inoltre siamo l’unica squadra della massima serie il cui capitano, per ottenere l’onore di conferire con l’arbitro, si scorda costantemente di farsi prima annunciare da un araldo di corte, beccandosi così la puntuale, meritata ammonizione.

Non voglio sembrare piangina. E’ una specialità che appartiene ad altri, sia mai che mi metta a competere con chi vanta diversi anni di attività in più rispetto a me. Esprimo soltanto la mia perplessità sul fatto che la società sembra non rendersi conto delle ingiustizie perpetrate sistematicamente ai nostri danni (o magari se n’è resa conto e non  considera la cosa così importante, ci sta), e ho voluto buttare già qualche riga di sfogo. Mi si consenta questo diritto, almeno.  So benissimo che 16 gol in 16 gare sono pochissimi e non è certo colpa di fantomatici complotti pluto-giudaico-massonici se le cifre sono queste. Però insomma, la forza di una società viene misurata anche dal suo limite di sopportazione alle prese per il culo, detto papale papale. 

9 commenti su “Il limite di sopportazione

  1. Per una volta Marcovan ha fatto il verso a coglioneverosemper, che per una volta ha scritto, facendo comunque il piangina, qualcosa di condivisibile.
    E’ purtroppo tutto vero e dalla madre di tutte le ingiustizie dell’ultima era (gol di Muntari) ci hanno smazzolato proporzionalmente al nostro declino societario.
    Domenica il furto è doppio perchè il presunto mani di Kessiè è rimasto presunto (nel dubbio non si assolve?) e, come ha dettagliatamente scritto Marcovan, l’episodio di Musacchio andava come minimo rivisto.
    Evidentemente ormai contiamo come il due di coppe quando comanda bastoni, Pazienza cacciaviti, pazienza.

  2. Facciamo schifo ma guardando anche solo la prima e ultima partita ufficiale c’era un rigore per noi a Udine e un rigore per noi domenica. Questi gli episodi eclatanti. Se parliamo di gestione scientifica della partita invito nuovamente a vedere il giallo su Theo al minuto 28 e 15 secondi. Esagero? No. Sono fatti. Quando ho cominciato ad arbitrare il 90% dei ragazzetti 16enni come me era gobbo. Questi ragazzetti ora sono in A.

  3. ah beh, che Serafini sia in linea con il nostro pensiero è ormai abbastanza consolidato. Vorrei tanto che anche in Società lo siano.

    Non capisco infatti questa latitanza consolidata, non capisco se è per ragioni di opportunità, per ragioni caratteriali o se è una linea di condotta imposta dai vertici. Certo che una sbroccata ogni tanto non farebbe male, detto tra noi.

  4. Per una volta Marcovan ha fatto il verso a coglioneverosemper,

    Perché non è un’opinione, è un dato di fatto. Non conosco i motivi precisi per i quali gli arbitri non ci rispettino, ma che non ci rispettino è un dato di fatto. Ce ne siamo accorti in tanti, Coglioneverosemper compreso (anche un orologio rotto almeno due volte al giorno l’azzecca). Tranne i media e tal Luca Marelli, ex arbitro col quale ho battibeccato su twitter in passato per altri motivi, che nega l’evidenza, ma appunto, si tratta dei media e di Marelli.

  5. Manganiello ha arbitrato come spesso ci hanno fatto Valeri, Damato, Maresca e Pairetto (quello mandato a fare Inter-Genoa auguri ai cugini) … cioè incidendo là dove la discrezionalità è maggiore. Nel cono d’ombra. La gestione dei cartellini così come dei falli e del Var sono l’evoluzione rispetto al gol di Muntari, cioè l’enorme furto sull’episodio eclatante.
    Ora fatemi capire una cosa.
    La nostra dirigenza è prontissima ad indignarsi sugli episodi di razzismo e va benissimo, ripeto va benissimo e plaudo, però mi piacerebbe avesse la stessa solerzia sugli arbitraggi scientifici che, pur nella nostra scarsità e nelle nostre chiare colpe, abbiamo subito più di una volta anche questa stagione.

  6. Ma quanto può essere credibile una Lega nella quale c’è un Pairetto, figlio di quel Pairetto, che arbitra, fratello di un altro Pairetto, ovviamente pure lui figlio di quel Pairetto, che è dirigente Juve.

    Siamo tutti onesti fino a prova contraria, ma in certi contesti i conflitti d’interesse dovrebbero sempre essere evitati. Altrimenti è inutile lamentarsi dei complottismi vari che inevitabilmente sorgono. Il signor Luca Marelli, ex arbitro, sedicente persona integerrima e super partes, nonché gran blastatore sui social che Burioni al suo cospetto è un misero dilettante, s’indigna e insulta chi glielo fa notare, ma in un mondo normale dovrebbe avere il coraggio di tacere. Quanto meno.

  7. questo è il profilo linkedin del fratello dell’arbitro Pairetto. In una Lega normale di un paese normale l’arbitro Pairetto col fratello dirigente dei ratti di Torino non può arbitrare in Serie A. In un mondo normale. Ma è una questione di intelligenza ed opportunità. Che ci fa il figlio del già noto Pierluigi Pairetto ad arbitrare in Serie A, che ci fa? Col fratello che lavora proprio dai ratti. Che ci fa?
    Milan ed Inter dovrebbero giocare in Germania, Spagna o Inghilterra. Anche i paletti di ogni tipo che il Comune di Milano ci mette sullo Stadio di proprietà quando cazzo mai sono stati fatti ai ratti? A Milan e Inter non è concesso di risalire. Vanno bene i Napoli, le Roma o le Atalanta per occupare gli altri posti Champions. Squadre senza storia, senza bacino, ottimi sparring partners per aumentare i propri ricavi dalla Champions. Ma mai una cazzo di parola dalla dirigenza del Milan dal 2006 ad oggi. Mai.

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