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Finalmente questo 2020 è agli sgoccioli. Eviterò di perdermi nei soliti discorsi di fine anno e sarò breve: incrociamo le dita, augurando a tutti noi — inteso come abitanti di questo pianeta ferito —  un anno migliore di quello appena trascorso. Auguri, auguri, auguri.

Passiamo invece al noi inteso come cacciaviti. Il calcio, come sappiamo, è la cosa più importante fra le cose meno importanti. Almeno per gli appassionati. Il Milan tuttavia, per quanto mi riguarda, ricopre una certa importanza anche in assoluto. Preceduta da un sacco di altre cose ovviamente (famiglia, affetti, lavoro, salute, eccetera), ma si trova comunque in ottima posizione. E il Milan, in questo anno disgraziato, è stato  una notevole valvola di sfogo, uno dei pochi sprazzi di luce in mezzo all’oscurità, suppongo per tutti noi cacciaviti, vecchi e nuovi. Una boccata d’ossigeno piacevole e inaspettata, forse ancora più piacevole proprio perché inaspettata. In tutto l’anno solare che sta per terminare questa rosa ha zoppicato poche volte, inciampando ancora meno. Le numerose orrende prestazioni di un tempo neppure tanto lontano — appena l’anno precedente — sono improvvisamente diventate un doloroso ricordo, non si sa bene come né perché. C’è chi ringrazia, fra virgolette, il lockdown e l’assenza di pubblico: ho già spiegato varie volte i motivi per i quali non sono affatto d’accordo con questa corrente di pensiero, è perciò inutile che mi ci dilunghi oltre. Preferisco soffermarmi su  altri aspetti che potrebbero avere veramente influito sull’improvviso  cambio di marcia. C’è chi ne attribuisce interamente il merito a Ibra, chi a Maldini e il suo staff, chi a Pioli, chi alla positiva trasformazione di alcuni giocatori che ricoprono ruoli chiave.  Secondo me è sempre sbagliato attribuire meriti a una sola componente in un meccanismo complesso come una squadra sportiva professionistica, così come  è sempre sbagliato il tiro al piccione sui singoli quando le cose non vanno per il verso giusto. Per cui, personalmente, preferisco evitare di lambiccarmi il cervello, anche perché, se vogliamo dirla tutta, Ibra è mancato per diverse partite, eppure la squadra ha vinto lo stesso; Paolino aveva iniziato con un mezzo disastro scegliendo Maestro Giampy; Pioli è l’allenatore della manita bergamasca e del derby perso malamente dopo un doppio vantaggio; diversi giocatori, ora considerati importanti, la loro bella dose d’insulti e bocciature se l’erano beccate più volte prima di risorgere dalla proprie ceneri. Intendiamoci, sono perfettamente consapevole della debolezza di queste ultime affermazioni, ma le ho volute inserire appositamente per dimostrare quanto sia complicato stabilire con certezza ciò che può esserci accaduto in questo sorprendente 2020. Probabilmente siamo di fronte al famoso Rasoio di Occam: semplicemente i pezzi del puzzle combaciavano già, e si è solamente terminato  di incastrarli per bene fra loro. Talvolta accade così, all’inizio dei grandi cicli.

Ho scritto talvolta, quindi evitiamo gesti apotropaici. Ma al di là di ogni dovuta cautela, il nostro futuro pare al momento luminoso: squadra giovanissima ed entusiasta che fa buoni risultati nelle competizioni degli adulti, società e proprietà che procedono a braccetto, apparentemente verso la stessa direzione, tifosi carichi a molla e felici. Nulla è scritto, potrebbero accadere tante cose positive, ma anche negative: c’è ancora tanto da lavorare, come si suol dire in questi casi.

Per esempio, c’è una finestra di mercato da svolgere con molta attenzione, a partire dal 4 gennaio 2021. Nomi non mi va di farne, anche perché Maldini e compagnia hanno già dimostrato di essere perfettamente in grado di estrarre diversi sconosciuti conigli dal cilindro (adesso Theone i fenomeni del web lo conoscono tutti e lo seguivano da anni, ma sono certo che i “chi cazzo è questo” si sprecarono, il giorno del suo arrivo). Di sicuro si agirà per il meglio (invito alla lettura di questa intervista rilasciata da Moncada, è estremamente chiarificatrice circa il modo di operare del Milan di oggi), o per lo meno ci si metterà tutta la buona volontà possibile, cosa che negli ultimi anni berlusconiani raramente era avvenuta. Sarà sufficiente cedere e acquistare con l’intelligenza dimostrata finora, altro non pretendo.

Ci sarebbe pure il rapporto con i media, fra i salti di qualità da completare nel 2021. Sono l’ultima persona al mondo che potrebbe fornire consigli in materia, figuriamoci: ne faccio soltanto una questione di gusto personale. Trovo comprensibile qualche piccola e sana invenzione: piaccia o no (a me non piace, ma non conta), da che mondo è mondo questa consuetudine ha sempre fatto parte dell’ambiente in modo particolare. Tuttavia non è possibile negare che, a ogni pausa, sia essa per la nazionale o per le festività, il Milan diventi mediaticamente il principale e indiscusso protagonista: il suo proprietario assume le sembianze di un misterioso Al Capone, i giocatori in scadenza chiedono di rinnovare al quintuplo — e ovviamente ci sono duemila squadre pronte ad accontentarli —, il pasticcio del Decreto Crescita danneggerà prima il Milan  poi forse qualche altra squadra e, per chiudere in bellezza, il suo giocatore di punta salterà gli allenamenti per partecipare a Sanremo. Sia chiaro, non penso affatto che queste scemenze tolgano punti; tuttavia, almeno a me, certi puerili tentativi di sparacchiare sabbia negli ingranaggi di una macchina che sta funzionando così bene, fanno girare gli zebedei.

Per quanto riguarda l’aspetto puramente agonistico, fra gli obbiettivi del prossimo anno il sottoscritto continuerà a evitare di includere quella famosa, magica parolina. Diciamo che la qualificazione in Champions e una bella figura nelle due coppe mi renderebbero più che soddisfatto, e chiudiamola lì. Invidio gli ottimisti e gli ambiziosi, lo dico con estrema sincerità, ma qualcosa che dovesse andare oltre a quei risultati mi sorprenderebbe molto più di quanto non sia (piacevolmente) stupefatto ora (il bravo Luca Serafini si è già espresso abbastanza duramente contro  questo tipo atteggiamento, spero non mi legga). Non si tratta di pessimismo, scaramanzia o eccesso di cautela, ma di puro realismo.

Auguri di nuovo.

3 commenti su “Un 2020 (quasi tutto) da dimenticare

  1. Auguri a tutti
    Per quanto riguarda l’aspetto puramente agonistico non chiedo nulla.
    spero rimanga questo entusiasmo

    Il milan mi ha già dato tutto quello che un tifoso può chiedere.
    Ci sono “altri” che in due vite non hanno avuto uno solo dei piaceri che noi -io – abbiamo avuto per sette volte.
    Io Ricordo Ambrosini
    mi basta l’entusiasmo

  2. Marcovan ha detto tutto, c’è ben poco da aggiungere. Mi assomiglia molto anche nello stato d’animo (scusa Luca anche da parte mia).

    L’unico piccolo particolare che mi vede non del tutto d’accordo riguarda il fatto che il silenzio degli stadi ci possa avere aiutato, almeno all’inizio. Nell’ultima intervista lo ha tranquillamente ammesso anche Pioli.

    Sul motivo del “miracolo” penso abbiano inciso più fattori, ma se andiamo a vedere le differenze tra dicembre e gennaio (non è iniziato da lì, ma la scintilla che ha acceso il fuoco si) troviamo un Boban in meno e un Ibra in più. Voglio troppo bene a Zorro per imputargli qualche responsabilità, però il personaggio è molto, a volte troppo, impulsivo e schietto, cose che a volte non si adattano bene a convivenze che devono essere amalgamate. Tra l’altro è di oggi che la sua liquidazione è costata al Milan 5,37 mln. Lo svedese invece ha svolto la sua funzione principale e determinante fuori dal campo ufficiale. La sua presenza e la sua incredibile personalità hanno lavorato in allenamento e nello spogliatoio. È un po come se a una barca che cerca la rotta improvvisamente le compare la stella polare. Sempre Pioli non smette mai di ringraziare sia Ibra che la società.

    Per tutto il resto al 2021 basterà davvero poco per essere migliore di questo ultimo bisestile e incredibilmente disastroso anno.
    Tanti auguri a tutti!

    PS: Ocio che per il prossimo campionato si prospetta uno scoppiettante derby con la vecchia proprietà.

  3. Anch’io sono molto realistico e non è scaramanzia o altro. Veniamo da un decennio veramente magro di soddisfazioni per “crederci” da subito.

    Il campionato è molto duro e noi le partite le vinciamo se siamo al massimo, altrimenti arrivano pareggi tipo Parma e Genoa. Mentre l’altra squadra di Milano ha vinto spesso partite giocate da schifo ma che hanno risolto i singoli e quindi credo che sia la favorita N. 1 per lo scudetto.

    Poi è chiaro che se continuiamo a giocare così se arrivano buoni elementi a gennaio e… se alla penultima abbiamo 3 punti di vantaggio sulla seconda, un pensierino lo possiamo fare. 🙂

    Ci sono annate che gira tutto a meraviglia ed arrivano risultati inaspettati. Il mio “primo scudetto” del 1968 ad esempio (però questo lo lessi dopo, all’epoca avevo 9 anni) era un Milan pieno di ultratrentenni e con un giovanotto che la metteva dentro con facilità. Era una squadra che non ambiva e non era accreditata dagli “esperti” eppure vinse la Coppa delle Coppe e lo scudetto stabilendo anche un record per i campionati a 16 squadre, 9 punti sulla seconda il Napoli, naturalmente erano campionati che le vittorie valevano 2 punti.
    L’anno successivo arrivarono Coppa Campioni ed Intercontinentale.

    Fatto questo amarcord, certamente oggi rispetto ad inizio campionato siamo più consapevoli di avere una squadra competitiva, ma per ora limitiamoci ancora a sognare.

    Buon 2021 a tutti indistintamente, questa volta è un augurio veramente sentito e non solo un modo di dire. La speranza di tutti è che il prossimo 31 dicembre possiamo dire che abbiamo sconfitto questo virus maledetto che ci ha cambiato modo di vivere.

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