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Da oggi e per alcune settimane inizierà una nuova rassegna intitolata "suggerimenti editoriali", prevista, salvo casi eccezionali, nella giornata di sabato e già, in via "ufficiosa", inaugurata in occasione della recensione del libro Manuale di <<prostituzione intellectuale>>; obiettivo di questa rubrica è presentare agli utenti libri riguardanti il gioco del calcio, non necessariamente inerenti alla nostra squadra del cuore…

 

Oggetto d’analisi questa settimana è il volume Inter? No, grazie!, pubblicato da Limina e scritto da Davide Grassi, giornalista pubblicista…

 

RECENSIONE:

 

Il libro in questione nasce da una risposta ad un libro anti-milanista di Tommaso Pellizzari (No Milan), opera in cui l’autore esprime – in maniera comunque genuina – la propria avversione per i colori rossoneri, cercando spunti per dissacrare il Milan e la sua dirigenza con idee quali la top ten dei giocatori milanisti più odiati e più, per così dire, "ammirati", nonché le dieci partite più comiche giocate dalla nostra squadra del cuore…

 

Il guanto di sfida lanciato da Pellizzari viene però raccolto da Davide Grassi, il quale, con il suo volume, oltre a  rispondere per le rime allo scrittore nerazzurro, coglie anche l’occasione per rivangare una serie di ricordi legati non soltanto al Milan (Rivera, Rocco, Prati) ma anche alla propria infanzia ed adolescenza (Subbuteo e figurine Panini), il tutto all’insegna di un calcio (e un mondo) che sembra non esistere più…

 

Una pura operazione nostalgia, quindi? Beh, in parte è così, dato che si parla, tra le altre cose, di Herrera, Mazzola, Suárez, Corso e del clan che emarginò Rivera nella finale dei mondiali del ’70; tuttavia, se consideriamo che molte delle "perle" regalateci dall’Inter ("dal 1908 la seconda squadra di Milano") sono concentrate in un periodo a noi non troppo lontano (nella stragrande maggioranza dei casi si va dalla fine degli anni ’80 fino al resoconto dell’"entusiasmante" stagione 2000/01), ecco che non occorrerà essere così avanti negli anni per gustarsi al meglio la maggior parte degli episodi narrati in Inter? No, grazie!...

 

Partite, giocatori, dichiarazioni, campagne acquisti scandalose, aneddoti, sfottò, barzellette, battute, titoli di giornale, addirittura un test per scoprire quanto sei interista dentro: tutto in questa pubblicazione fa buon brodo quando si tratta di ridicolizzare i cugini bauscia, visti come "freddi" sia per una certa attitudine snob sia per l’accostamento dei due colori che ne rappresentano la maglia (il blu contrapposto al rosso, colore quest’ultimo decisamente più passionale)…

 

Ridicolizzare e schernire, sì, ma sempre con stile, ironia, acume, le stesse doti che Grassi attribuisce all’indimenticabile Peppino Prisco (al primo posto della top ten degli interisti più insopportabili); doti, queste, con le quali – insieme ad un pizzico di nostalgia – l’autore rivive momenti della propria vita da tifoso bellissimi (l’iniziazione al Milan ad opera di Gianni Rivera) ma anche tragici (la retrocessione in serie B per la seconda volta, la prima sul campo)…

 

Il libro, comunque, si caratterizza anche per diverse considerazioni sul calcio in generale (il modo di concepire il calcio – ma forse un po’ tutta la vita – da parte delle donne, per esempio, e la differenza tra tifosi di squadre come Inter, Juventus, Lazio e Sampdoria, da un lato, e quelli di Milan, Torino, Roma e Genoa, dall’altro) e su quella che sembra una dicotomia inconfutabile tra Milan ed Inter: la prima, squadra dagli alti e bassi capace di riempire uno stadio sia per una finale di Champions sia per un Milan-Cavese, la seconda – anche se oggi un po’ meno – compagine prigioniera di un grande passato a fronte di un mediocre presente…

 

CONCLUSIONE:

 

Questo libro andrebbe caldamente consigliato non solo a tutti i milanisti che volessero riempire di sfottò i nerazzurri con raffinatezza e senza volgarità o cattiveria gratuita, ma anche a tutti coloro che volessero nel complesso leggere una testimonianza di vita spontanea, umana e godibilissima; prendendo come spunto una frase di Inter? No, grazie!,sarebbe bello se si potesse leggere questo lavoro ai propri figli o nipoti, un po’ come si racconta loro una fiaba, magari nel tepore di un fuoco domestico e sorseggiando un buon bicchiere di vino…

Certo, dal 2002 – anno di pubblicazione di Inter? No, grazie! – le cose, almeno in Italia, sono certamente migliorate per la squadra del Biscione, però insomma, se i cugini ci rammentano costantemente la serie B, perché non far riaffiorare loro alcuni ricordi indelebili della Beneamata? Essere vincenti adesso, dopotutto, non significa necessariamente che certe cose del passato non siano mai esistite, o no?

Inter? No, grazie! , in conclusione, vale l’acquisto; alcune imprecisioni (l’Helsingborg è una squadra svedese, non finlandese, nella stagione 1997/98 lo scudetto fu vinto dalla Juve e non dal Milan, "tu sei sposato?" in spagnolo si scrive "Tú eres casado?") non scalfiscono in alcun modo la qualità della fatica di Davide Grassi…

 

VOTO: 9