Sono tutto un fremito. Le finali NBA, quanto di più spettacolare lo sport professionistico sia in grado di offrire in assoluto, sono ad un tiro di schioppo. Il tifoso milanista Kobe Byant, il talentuosissimo catalano nonché dichiaratamente culé Pau Gasol, il duro Ron Artest dal carattere di merda (bauscia dentro, anche se non lo sa) contro il trio delle meraviglie composto da Kevin Garnett, Paul Pierce e Ray Allen, quest'ultimo protagonista, assieme a Denzel Washington, del film di Spike Lee sul basket "He Got Game".
Il Derby d'America, 15 tituli contro 17, le due squadre che negli anni ottanta fecero sognare milioni di appassionati (anche italiani, grazie alle mitiche telecronache di Dan Peterson) per merito di fenomeni come Jabbar, Earvin "Magic" Johnson, James Worthy, Larry Bird, Kevin McHale, Robert Parrish, prima di lasciare la scena al dominio di Sua Maestà Michael Jordan con i "miei" Chicago Bulls negli anni novanta.
Scusate ma sbavo nell'attesa.
Lo so, alla maggior parte di voi importa di Milan per il 90%, e per il restante 10 di gnocca, mentre delle imminenti finali NBA fra Los Angeles Lakers e Boston Celtics gliene cale meno di zero. D'altra parte vi capisco, questo è un blog sul Milan. Un blog per la maggior parte ingrato nei confronti della proprietà e di conseguenza poco evoluto, ma pur sempre un blog sul Milan.
Ad ogni modo, giacché simpatizzo per il milanista Bryant, il culé Gasol, il coach plurititolato Phil Jackson (una sorta di manipolatore dei media e della mente dei giocatori alla José Mourinho), mi limito ad un bel "Forza Lakers" poi non ne parlerò più.
Tornerò al Milan, sperando di contenere la nausea a livelli accettabili.
Bryant contro Garnett