7 6 minuti 6 anni

Sta iniziando la seconda metà di gennaio e non siamo ancora falliti. E’ una buona notizia. Magari non per coloro che amano crogiolarsi nel pessimismo cosmico, ma per me lo è. Insomma, malgrado le gufate interne ed esterne, niente, ancora resistiamo. Anzi, a giudicare da quanto è trapelato dall’ultimo CDA pare che, rispetto al novembre scorso, il budget sia aumentato di una ventina di milioni. Altro non si sa ancora, ma per una società che ha un piede nella fossa denotiamo decisamente un’inspiegabile bella cera. Un mistero.

In settimana era tornata alla ribalta la storia del riciclaggio di denaro. Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano, tanto per citare Venditti e quel nostro vecchio amico che a sua volta lo citava, facendoci incazzare a ogni finestra di mercato. L’aggressione mediatica ai danni del Milan è una delle più clamorose che la storia ricordi; quella lamentata anni addietro dai piangina quando talvolta qualche spiffero del loro spogliatoio-colabrodo campeggiava nelle prime pagine dei quotidiani sportivi, è una cacchetta di mosca al confronto. La fake news dell’apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Milano è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, scatenando un putiferio. La Procura ha smentito a tempo di record, ma ormai la frittata era fatta: i tifosi, che ormai temono pure la propria ombra, si sono nascosti tremanti sotto i letti, Marina Berlusconi si è imbestialita, Silvio ha negato con la consueta flemma (ma vabbe’, lui non è credibile mai, anche in questo caso in cui probabilmente non mente). Di positivo c’è stato che il presidente, il misterioso e sfuggente Yonghong Li, ha finalmente perso la pazienza e dato segni di vita:

“I recenti articoli pubblicati dai quotidiani italiani ‘La Stampa’ e ‘Il Secolo XIX’, e poi ripresi da molti altri organi di informazione, relativi a una presunta indagine per riciclaggio a carico del gruppo Fininvest – vicenda poi smentita dalla stessa Procura della Repubblica – mi impongono di fare delle precisazioni in quanto parte coinvolta in questa vicenda. Il processo di acquisizione di AC Milan si è sempre svolto con la massima trasparenza, regolarità e correttezza, con il supporto e la consulenza di advisor finanziari e legali di livello internazionale. Tutte le procedure sono state seguite nel pieno rispetto delle leggi e delle prassi vigenti. Tutti gli Istituti finanziari, sportivi e le authority coinvolti hanno ricevuto nei tempi previsti la documentazione necessaria o richiesta per valutare ed approvare non solo il processo di ‘closing’ ma anche i requisiti della nuova  Proprietà ora alla guida del Club. Ciò che ho letto in questi giorni non riflette nel modo più assoluto la realtà dei fatti. Ritenendo pertanto la mia persona, il Gruppo che presiedo, e A.C. Milan S.p.A. parti lese di questa spiacevole e inaccettabile campagna mediatica – basata su congetture e informazioni non corrette – ci riserviamo di avviare tutte le opportune azioni legali al fine di tutelare al meglio l’immagine, la reputazione e la consistenza economica delle società del Gruppo A.C.  Milan S.p.A.”.

Non è detto che il furore della Cina si abbatterà sugli organi di stampa che si sono resi protagonisti di questo ennesimo attacco al Milan (anche se l’obbiettivo principale era chiaramente Silvio), ma già questo comunicato, con minaccia di querela annessa, è un passo avanti  rispetto al silenzio tombale precedente. Mi auguro si tratti di un cambio di rotta. La capacità di farsi rispettare a certi livelli —  intendo in modo lecito e trasparente, non alla Moggi — influisce pesantemente sulle  prestazioni di tutti: aiuta la squadra a esprimersi serenamente, tranquillizza gli allenatori, e soprattutto porta gli arbitri a sbagliare molto meno. Soprattutto.

Due parole su Ronaldinho che lascia il calcio giocato. Smette uno dei più grandi talenti che abbia mai visto. Non un uomo squadra, troppo anarchico e istintivo il suo calcio, e forse lui non proprio professionista esemplare, specialmente negli ultimi anni di carriera europea, ma comunque uno troppo bravo per non fare spesso la differenza. Il suo palmares è di tutto rispetto, due Liga, una Champions League, un Campionato del Mondo e molto altro sono tanta roba; peraltro vinta da protagonista, è bene precisarlo affinché non si cada nell’equivoco del giocatore-giocoliere poco concreto. Al Milan fu tutt’al più una delle solite figurine dell’ultimo Galliani; una figurina talvolta bella da vedere (devo ammettere che qualche sua estemporanea giocata mi fece gridare di ammirazione), ma spesso irritante e dannosa per la squadra. Come dicevo, non esattamente un professionista esemplare nei suoi ultimi anni nel calcio che conta, e non a caso prima Carletto poi Allegri lo sbatterono spesso in panchina senza tanti complimenti. Tuttavia, riflettendoci dopo anni, sono contento che uno così abbia indossato la nostra maglia. Buona vita, Dinho.

7 commenti su “Il “furore” della Cina e l’addio a Dinho

  1. Disamina perfetta, Marcovan!
    Io non faccio parte dei pessimisti cosmici, anche se ha volte la depressione ha il sopravvento, e questi beceri attacchi al Milan hanno il magico potere di risvegliare in me il tifoso più combattivo.

    Ron era quello che hai scritto, ma certe invenzioni mi fanno ancora venire i brividi. Riguardate il derby dove segna il suo primo gol e pensate che quel Milan era già in fase calante. Paragonatelo però a quello che abbiamo oggi, da almeno quattro anni, e mi sa che davvero torna la depressione.

  2. quel Milan era già in fase calante

    si, a parte il canto del cigno l’anno successivo.

    Si riuscì comunque ad arrivare 3 (cosa che adesso sembra un’impresa quasi impossibile) giocando un calcio molto poetico secondo me.
    Se Leonardo non fosse andato all’Inter avremmo un ottimo ricordo di lui.

  3. Se Leonardo non fosse andato all’Inter avremmo un ottimo ricordo di lui.

    Peccato che con i “se” non si cambia la realtà delle cose.

  4. Leonardo se ne andò perché non sopportava le ingerenze di Silvio. Un presidente che ficca il naso ma si occupa assiduamente — e finanziariamente — della squadra (il primo Silvio, per intenderci) è un valore aggiunto, uno che ficca soltanto il naso è un rompicoglioni dannoso per la squadra. Leonardo fece bene ad andarsene. Sbagliò poi la scelta successiva, questo è verissimo. Poi ricordo alcune sue dichiarazioni da lecchino nei confronti di Moratti veramente irritanti. Diciamo che non lo considero uno di noi, mentre senza la scelta nerazzurra l’avrei considerato tale. Un po’ come Pirlo, ecco.

  5. Capisco il Milan che non va, i 15 giorni di festa, ma stamattina mi aspettavo di trovare il consueto post e di ritrovare un po’ di gente…

    Non è un rimprovero o chissà che, sono solo un po’ spiaciuto ecco tutto.

    Buona domenica a tutti!!!!

  6. Capisco il Milan che non va, i 15 giorni di festa, ma stamattina mi aspettavo di trovare il consueto post e di ritrovare un po’ di gente…
    Non è un rimprovero o chissà che, sono solo un po’ spiaciuto ecco tutto.
    Buona domenica a tutti!!!!

    Rasserenati e non dispiacerti più :mrgreen:

  7. Rasserenati e non dispiacerti più :mrgreen:

    Tranquillo Ghost è che sono affezionato a voi tutti! 😉

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