Questo tizio ha una fame, una rabbia agonistica che nessun altro nel Milan attuale può mettere sul piatto. L’impressionante potenza con cui ha preso a pallate i portieri di Bate e Lecce nelle ultime due partite disputate era prodotta sì dai suoi muscoli, ma anche da qualcos’altro, appunto da una rabbia proveniente da dentro, una roba che calciatori rossoneri più coccolati di lui manco si sognano.

Questo scrivevo tempo fa sul Boa.  E, come tutto ciò che scrivo nel momento in cui lo scrivo, lo pensavo. K.P.Boateng, quando venne prelevato dal Portsmouth e trasferito in rossonero grazie ad una bizzarra manovra targata Preziosi-Galliani, era una specie di oggetto misterioso: reduce da una  stagione non esaltante in una squadra modesta della Premier League, il nostro era titolare in una nazionale, quella ghanese, non propriamente ai vertici mondiali; per contro era giovane, vantava un fisico da paura, una faccia da stronzetto quanto bastava e apparente desiderio di spaccare il mondo. Un insieme di elementi sufficienti a non farci storcere immediatamente il naso, abituati come eravamo a non-acquisti o ad arrivi di ultratrentenni a parametro zero. Poi arrivò Ibra, il Maestro, ed il valore tecnico di ciascun suo compagno venne, come dire, gonfiato. E probabilmente venne gonfiato anche quello di Boateng. Che oddio, detta così sembra che c’entri qualcosa anche la Satta ma giuro, la frase è del tutto casuale.

Tornando al primo Boa milanista, non posso negare di aver avuto, dopo le prime esibizioni, la sensazione che avessimo pescato, seppure per culo, un buonissimo giocatore a prezzo stracciato. L’impressione era che il ragazzo, oltre a possedere fisico e grinta giusti, pur non avendo i piedi di Rui Costa, con la palla non fosse uno sprovveduto totale. E che potesse diventare il leader del nuovo ciclo milanista  assieme ad Ibra e Thiago.

Non fu così e sappiamo perché: ridimensionamento, partenze illustri, la Satta, gli infortuni, la squadra che faceva cagare in generale quindi non in grado di aiutare quelli più in difficoltà. Il Boa, da beniamino che fu del tifo rossonero è ora caduto in disgrazia, e sta preparandosi ad affrontare assieme a Pato, Robinho e Allegri le primarie per l’elezione del tesserato milanista che più sta sulle palle ai terribili cacciaviti moderni (personalmente prevedo un ballottaggio Pato-Allegri).

Il Boa venerdì scorso ha segnato un grandissimo gol, ma per un mero fatto statistico prima o poi doveva accadere dopo i 2780 tiri sparacchiati a destra e manca da inizio stagione. La prestazione, come la stragrande maggioranza di quelle di quest’anno,  è stata una schifezza. Tuttavia l’impegno, almeno quello, venerdì c’è stato, e a dire il vero non mi pare sia mai venuto a mancare nel corso del campionato.

Credo che il Boa debba abbandonare le velleità da mezzapunta. Oltre al fatto che si tratta di una bestemmia calcistica – per lo meno per il Milan, che quella posizione in passato l’aveva affidata a Boban, Savicevic, Kakà, Rui Costa – mi sembra che il ruolo non sia proprio il suo. L’arretramento a centrocampo è, secondo me, la soluzione migliore per recuperare questo giocatore, il quale non può essersi così tanto imbrocchito nel giro di pochi mesi. Insomma, fossi in Adrianone non me ne libererei. Almeno non nella prossima sessione di mercato.