52 7 minuti 9 anni

orarioPer prima cosa è d’uopo una considerazione: di domenica, le dodici e trenta sono un ottimo orario per mangiare, bere, assistere ai consueti tiggì agiografici in onore del nostro amato e infallibile premier ma, assolutamente, non per seguire una partita di calcio; a quell’ora, una partita di calcio, specie di campionato, è una vera seccatura. Ma poi uno se ne fa una ragione e dice: vabbe’, faccio colazione, mi godo  Seb Vettel a caccia di un difficile podio,  mi faccio una scorpacciata di gol rossoneri contro il malcapitato Genoa per compensare il rapido e striminzito pranzo fra il primo e secondo tempo, poi mi piazzo in sella assieme a Valentino e spacco il culo a Lorenzo; e la domenica fila comunque liscia che è un piacere. Diciamo che non è andata esattamente come previsto, per lo meno nei risultati. Per non parlare della festa medievale del cazzo alla quale sono stato trascinato, che mi ha impedito di salire in sella con Valentino (che peraltro  non ha spaccato alcunché a Lorenzo) e di completare il mio programmino domenicale. E comunque, a prescindere dai risultati e tutto il resto, le dodici e trenta per una gara di campionato resta un orario assurdo.

Dicevo del Milan: il Milan, contro il Genoa, ha fatto schifo. Non ci sonotagliavento altre parole. Qualcuno ha contestato determinate prese di posizione da parte mia circa l’arbitraggio di Tagliavento; ne sono lieto, sia chiaro, adoro essere contraddetto sul calcio; tuttavia vorrei completare quel discorso, in modo che si possano completare pure le contestazioni: non intendevo dire che Tagliavento non ha arbitrato male. Per carità, Tagliavento ha fatto pietà: ha distribuito cartellini gialli a caso (e principalmente in direzione del colore rossonero), ha giudicato fallosi alcuni interventi e sorvolato su altri perfettamente uguali (anche qui accanendosi prevalentemente contro il colore rossonero); ma nulla avrebbe potuto la sua incapacità (giacché di malafede non voglio neppure sentire parlare) se il Milan avesse giocato non dico bene, non dico normalmente, dico in maniera appena decente. Quindi Tagliavento ha fatto schifo, siamo tutti d’accordo; ma se i centrocampisti del Milan non avessero lasciato praterie davanti alla difesa, se Zapata non fosse un mediocre, se Romagnoli non fosse un ingenuo, se De Jong non fosse andato per tutto il primo tempo a cogliere margherite sulla fascia destra, se Montolivo non fosse un  incrocio fra un bradipo e un ghiro, se Bertolacci non avesse impiegato un tempo per capire che non era più in infermeria ma schierato, se Bonaventura non si fosse preso un giorno di ferie, se Sinisa non si fosse dimenticato Bacca in panchina e sbagliato formazione (sì, lo so, prima del fischio d’inizio l’avevo approvata, ma il bello di non essere allenatore è che dopo puoi fare il fenomeno), se  Honda non fosse un cane (beh no, lui non c’era, ma è un cane comunque), gli errori di Tagliavento non avrebbero potuto assicurare in alcun modo i tre punti al Genoa. Suvvia, questo Genoa è una squadretta, per di più nell’occasione rimaneggiata, e il suo allenatore è sembrato Ferguson mentre in realtà non è niente di che. Tagliavento è stato l’ultimissimo dei problemi,  e il Genoa, quel Genoa, era da asfaltare malgrado gli svarioni arbitrali. Con tutto il rispetto per i rossoblù, che hanno meritato.

E la capolista? Vederla lassù, in testa a punteggio pieno dopo ben cinque giornate mi ha fatto tornare indietro nel tempo, a quando questo blog nacque e prese forma, trasformandosi pian piano in una specie di isola felice nella quale rossoneri e neroazzurri potevano discutere di pallone in armonia, talvolta mandandosi affanculo ma simpaticamente, e sempre nel pieno rispetto delle opinioni altrui. Alcuni di  quei neroazzurri vengono ancora a farci gradita visita, ma di rado, soltanto in occasione dei derby. Era l’epoca post-calciopoli, quella del lustro dominante interista che si sarebbe concluso con il fastidiosissimo triplete. Bei ricordi: loro facevano gli sboroni, noi insinuavamo che tutto quel loro ben di Dio fosse iniziato in modo poco chiaro (quante volte avremo scritto la parola “intercettazioni” all’epoca? Diecimila? Centomila?), loro si trasformavano tutti, nessuno escluso — anche chi di mestiere faceva il macellaio —, in esperti di diritto penale e sportivo; e trascorrevamo interi pomeriggi così, in barba ai rispettivi datori di lavoro. Ah, che bei tempi, i più vecchi del blog mi comprenderanno certamente. Poi finì tutto quando loro smisero di vincere e noi nel contempo conquistammo il nostro diciottesimo e ultimo scudo: la sportività, soprattutto la loro, si trasformò in fretta in un lontano ricordo e la convivenza pacifica terminò di botto, non senza dolorose fratture. Per farla breve: preso da questo violento attacco di nostalgia senile, nei giorni scorsi sono andato a spiare un po’ il blog di provenienza di gran parte di quei neroazzurri di cui parlavo. Non lo facevo da tempo e mi sono divertito, devo dire. Di quelli di una volta ne ho visti pochi, ma l’atmosfera era più o meno sempre la stessa: sbruffonaggine a livelli celestiali, vittimismo non scalfito minimamente dagli attacchi del tempo, sindrome d’accerchiamento mediatico sempre intensa e diffusa. Insomma, leggendo ho scoperto che non era vero che l’Inter giocasse male, era tutta un’uomo-piange invenzione della stampa asservita all’anti interismo,  e comunque giocare male era bellissimo perché ciò portava i tre punti. Da brividi. Mi riprometto di tornarci, a maggior ragione dopo la gara contro la Viola, nella quale i cugini, oltre a far cacare come nelle precedenti uscite, hanno pure rimediato una tremenda scoppola casalinga. Lo farò. E credo anche che, leggendo, una lacrimuccia di nostalgica commozione mi sfuggirà.

52 commenti su “L’orario, Tagliavento e la capolista

  1. ma la cosa bella è che galliani ha appena cazziato la squadra…e poi va ad ingaggiare uno cacciato da nazionale e club perchè cazzone patentato.

    in quanto a ridicolaggine,abbiamo abbondantemente superato l’inter morattiana.

    e a gennaio…occhio a bonera.

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