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La merda, in confronto allo scempio di oggi, sarebbe solo cioccolata. Non ho più parole per insultare questi cialtroni parassiti, bravi a farsi i selfie quanto altrettanto bravi a poltrire in campo. Dovrei parlare della partita ma, obiettivamente, DI CHE CAZZO DOVREI PARLARE? Di una squadra di morti in campo e timorosa passata in vantaggio con Menez nel momento migliore dell’Hellas? Di una squadra senza attributi e con una difesa imbarazzante che si è fatta a prendere a pallonate dalla squadra più scarsa di tutta la serie A (ho perfino perso il conto dei corner a favore dei gialloblù)? Del calcio spumeggiante predicato da Brocchi?

Stavo pensando che con Donnarumma in campo 26 anni fa ci saremmo risparmiati la seconda fatal Verona della nostra storia, invece anche Gigione s’è visto costretto a capitolare sul rigore assegnato al Verona nel secondo tempo e sulla punizione al 94′ di Sinigardi. Dobbiamo spendere ancora parole su un aborto societario e tattico voluto ad hoc da una dirigenza allo sfascio, senza pianificazione e competenze? Siamo riusciti nell’impresa di regalare speranze di serie A all’ultima in classifica, alla quale abbiamo regalato 4 dei 6 punti disponibili; come nel 1990, ma con QUALCHE sostanziale differenza…

Non spreco neppure insulti per questi miserabili che hanno inzozzato una maglia che ha fatto la storia del calcio, né mi preme incentrarmi sulla dirigenza più ridicola, oggi come oggi, nel mondo del calcio. Si venda o non si venda, voglio prima di tutto un’anima, un attaccamento alla maglia, un’idea di gioco che rasenti dignità e identità, gente che a questo club ci tenga davvero; questo non è il mio Milan…

Si voleva dare una scossa all’ambiente? Mi sa che ci si è riusciti, tanto sembrano fulminati i nostri; la ghigliottina sarebbe ancora poco…

Magari inaugurerò la nuova serie dei pronosticant, ma un pronostico lo voglio fare: posto che il calcio NON è una scienza esatta, la finale di Coppa Italia sancirà la differenza tra una squadra che sa pianificare, investire e nella quale ognuno fa solo quello che gli compete e chi fa tutto col culo, vittima dei deliri di un padrone per il quale se si vince è solo merito suo e se si perde la colpa è solo dell’allenatore. Un padrone che non lesina critiche e sfottò nei momenti chiave, giusto per destabilizzare un ambiente già marcio di suo. C’è qualcosa di peggio? Sì, questa finale me la godrò dal vivo…

54 commenti su “H. VERONA-MILAN 2-1

  1. Elby, si letto le tue spiegazioni, ma ti devo dire che non le trovò troppo convincenti, una cosa X tutte arrivare in una posizione bassa di classifica nel campionato e il non qualificarsi X anni nelle due coppe europee (champions e Europa L.) abbassa anche quanto tu puoi incassare nelle varie tournée

  2. All’epoca di Tato non era un grandissimo Milan, ma confrontarlo con quello di oggi…

    Non era un grandissimo Milan, eppure Sabadini ha vinto (3 coppe Italia e 1 coppa delle Coppe) più di Montolivo. Un perché ci sarà.

  3. Non era un grandissimo Milan, eppure Sabadini ha vinto (3 coppe Italia e 1 coppa delle Coppe) più di Montolivo. Un perché ci sarà.

    Senza dimenticare la “Fatal Verona”…

    Era un Milan che arrivò 3 volte consecutivamente secondo. 1971: lapidò un vantaggio che sembrava incolmabile sull’Inter (colpa anche del rendimento che calò drasticamente di Benetti coinvolto in un grave infortunio del bolognese Liguori, che in pratica smise lì). 1972: ad un punto (assieme al Toro) dalla Juve, con la quale, nel confronto diretto a Torino (1-1 n.d.r.), Lo Bello negò un clamoroso rigore a Bigon. 1973: sappiamo tutti come andò a finire… oltre al “casotto” dell’ultima giornata, c’è un Lazio-Milan dove a 3 minuti dalla fine fu annullatop un gola Chiarugi apparso ai più regolarissimo.
    Il terzino biancoceleste Luigi Martini racconta questo episodio nella trasmissione “Sfide” andata in onda nel 2007: “Poco prima dell’inizio della partita l’arbitro Lo Bello entrò nei nostri spogliatoi e cominciò a fissarci uno ad uno. Poi ad un certo punto esclamò: “Oggi voglio vedere il numero 10 piangere” (riferito a Rivera). E se ne ritornò nel suo spogliatoio”. (Laziowiki cit.)

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